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Sabato 12 Giugno,
presso il giardino della villa Pompilj di Monte del Lago,
in collaborazione con l’Accademia Masoliniana di Panicale,
Luigina Miccio ha presentato
"Una armena innamorata: Vittoria Aganoor Pompilj,
la poetessa delle liriche lacustri"
La contessina Vittoria Antonia Maria nacque nel 1855 presso la villa in Prato della Valle a Padova, quinta figlia della ricca famiglia armena degli Aganoor.
Qui vive la sua prima infanzia tra le affettuose cure della mamma Giuseppina e le nostalgie del padre, conte Eugenio.
Vecchia casa lontana
Aperta su quel prato
Che il fiumicel chiudea come monile
Tremulo, rispecchiante
Statue dal mucoso plinto
scrive l’Aganoor nella lirica “casa natale” ricordando il luogo delle sua nascita, adornato di statue ed alberi su cui si affaccia la casa di S. Giustina.
Ma un altro posto, conosciuto attraverso i ricordi del padre si fisserà nella memoria della piccola Vittoria affascinandola: L’Oriente.
Di origini armene, ma nato in India il conte Edoardo raccontava per ore alle figlie la sua vita da fanciullo, vissuta nella villa di Rajapatà (Villa dei Re), dei colonnati del tempio, del parco sconfinato arricchito di palme con aquilotti roteanti, segnando profondamante la fantasia della poetessa, fiorita quasi in un sogno orientale.
Tale interessi sono eviedenziati sia in una lirica di Giacomo Zanella, a lei dedicata, sia nella traduzione, fatta dall’Aganoor, dei “Racconti della luna” di Andersen, ambientati sulle rive del Gange.
La famiglia si trasferisce quindi a Venezia, splendida città legata all’oriente; in tale città Vittoria frequenta l’Isola di S. Lazzaro, sede dei padri mechitaristi, legandosi sempre più con orgoglio alle sue origini armene, rappresentate nella poesia “Pasqua armena”.
La famiglia risiede a Ponte dei Greci, in un edificio quattrocentesco, e la poetessa ha modo di dedicare alla città numerosi poesie tra cui i “Cavalli di S. Marco”, in cui descrive l’Isola di S. Giorgio Maggiore.
La malattia della sorella Maria induce la famiglia a trasferire Vittoria a Napoli, presso Palazzo Caputo; anche a tale città verranno dedicate varie poesie tra cui Napoli-Piedigrotta, poi musicata da Paolo Tosti. Salvatore di Giacomo rese un napoletano la poesia di Vittoria “A parvegia” – scritta in veneto- intitolandola “’A farfalla”; tale poesia divenne poi la canzone “Palomma ‘e notte”.
Napoli, dove si trasferiscono anche le altre due sorelle Angelica e Virginia, rimane dimora più o meno stabile di Vittoria fino al 1884, data in cui Vittoria ritorna in Veneto, alternando la sua residenza tra Palazzo Arrigoni in Venezia e l’eremo di Basalghelle, in provincia di Treviso.
Alla morte della madre nel 1899, vittoria ritorna in Campania, risiedendo a Cava dei Tirreni, Castellamare e Portici; qui conoscee si innamora del deputato perugino Guido Pompilj, che sposerà nel 1901.
La sua residenza diverrà prima l’Hotel Brufani di Perugia, da cui avrà modo di conoscere e di apprezzare il Lago Trasimeno, cui dedicherà subito una poesia.
La residenza dei coniugi diviene poi Palazzo Conestabile della Staffa in Piazza Danti a Perugia; Vittoria partecipa attivamente alla vita sociale e culturale della città, scrivendo anche u n poesia intitola “Frontone”.
Tra vari spostamenti, uno dei soggiorni più amati di Vittoria diverrà la Villa di Monte del Lago, di cui diverrà fattoressa; l’entusiasmo della permanenza sul lago è espresso in una lettera inviata all’amica Maria Majocchi Plattis in cui dice: “ Ti scrivo da un posto incantevole. La nostra casa è dinanzi al Trasimeno, tutta circondata da colline folte, e sul lago tre isolette di sogno, verdi verdi, sdraiate come in un abbandono d’estasi sul lago.”
Nel 1908 pubblica “Nuove Liriche”, una nuova raccolta dedicata al marito amatissimo ed al Lago Trasimeno.
Il Trasimeno sarà anche ispiratore della poesia “Castel di Zocco”
Mura ammantellate
D’edera, cui piovea sogni l’intenta
Luna
Dall’onda, specchio d’elci e d’uliveti
Che li recinge, ripiegando in molli
Giri pei seni, i perugini colli
Salgono incontro al sogno dei poeti
Nel 1910 dopo una breve, ma inesorabile malattia, Vittoria Aganoor muove all’improvviso in una clinica privata di Roma; poche ore dopo l’innamoratissimo marito si suicida con u n colpo di rivoltella. I due riposano nel cimitero monumentale di Perugia.
La relatrice, dall’opera della Aganoor, ha effettuate le seguenti letture:
- Io dunque sono fidanzato e mi ammoglio
- La famiglia Aganoor
- Potrei parlare della mia infanzia
- A mio padre
- Vittoria, a te, quando cadean le nevi
- Il grato ricordo di Luigi Grilli
- Incontro giornalista e poetessa
- Pasqua armena
- Poesie dedicate alla mamma
- Cara, ti scrivo da un posto incantevole
- Il dolce ricordo si perde
- La bella bimba dai capelli neri
Gli intervenuti hanno potuto visionare, all’interno della villa, manoscritti e ricordi della poetessa.