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Sabato 31 Ottobre – Sala Consiliare del Comune di Passignano
per il ciclo “Tre personaggi ed un territorio - Uomini e Imprese”
Giancarlo Faltoni e Claudio Bellaveglia presentano
l’ing. AngeloAmbrosini
Di fronte ad una nutrita assemblea che annovera, oltre ai soci Lions ed ai Soci dell’Accademia Masoliniana, ben quattro ex Sindaci del Comune di Passignano e numerosi ex dipendenti della SAI, dopo i saluti di rappresentanza, ha preso la parola Giancarlo Falconi ricordando che la passione per il volo sulle rive del Trasimeno risale al 1400, quando Giovambattista Danti, contemporaneo di Leonardo, tentò con alterne fortune i primi esperimenti di volo con una tecnica da lui ideata.
Nel 1913 venne impiantata a S. Feliciano una scuola per piloti di idrovolanti; tra i mitici piloti dell’epoca ha ricordato Anselmo Cesaroni.La passione per il volo, sostenuta dal deputato locale on. Gallega, portò al potenziamento della scuola ed al compimento di imprese pionieristiche; nel 1914 il pilota Giulio Fischer , con la finalità di dimostrare che gli idrovolanti potevano essere usati anche come strumento bellico, osò ospitare sul suo velivolo un militare armato che sparava alle folaghe.
Nel 1915 la scuola per idrovolanti venne trasferita a Desenzano sul Garda, ma con lo scoppio della prima guerra mondiale, si riaccese la necessità depotenziare le forze aeree nazionali e, nel 1916, un’altra scuola per piloti di idrovolanti venne riaperta a Passignano; venivano usati velivoli di marca Macchi.
E’ dell’epoca l’apertura a Perugia della SIAMIC (Società Industrie Aeronautiche Meccaniche Centro Italia), costituita per costruire e riparare aeromobili, con officina a S. Feliciano. Dopo un notevole successo durante il periodo bellico, alla fine della guerra l’industria andò in crisi; dopo un primo periodo, in cui provò a diversificare la produzione orientandosi sulle macchini agricole ed i natanti, fallì definitivamente. Venne anche chiusa la scuola di pilotaggio.
A questo punto è iniziato l’intervento di Claudio Bellaveglia che ha parlato dei tempi di Angelo Ambrosiani.
L’imprenditore era nato a Desenzano al Serio nel 1991. Da giovane aveva dimostrato grande propensione al volo, che considerava un “importante momento di vita”.
Nel 1911 fu aviatore nella guerra di Libia e fu anche ideatore di un progetto per limitare il rumore prodotto dai gas di scarico degli aerei.
Nel 1920 fondò a Milano la Ditta Ambrosiani orientata alla revisione dei motori degli idrovolanti ed alla produzione di accessori per aerei; forniva strumenti di bordo, eliche metalliche e bulloneria per gli aerei di quel tempo.
Ma la vera e propria nascita della SAI (Società Aeronautica Italiana ) a Passignano può essere fatta risalire al 1922. Come progettista fu chiamato l'ingegnere aeronautico Sergio Stefanutti.
Dopo il rilevamento la SAI,. Ambrosiani continuò a trattare idrovolanti, ma cominciò anche a costruire aerei da guerra e civili, giovandosi anche di una disposizione ministeriale che voleva che il 50% della forza aerea nazionale fosse dislocata al Centro Italia per evitare concentramenti che creassero vulnerabilità in caso di attacco nemico.
Fu progettato negli anni '30 il primo velivolo da caccia canard italiano: il SAI Ambrosini S.S.4.
Dalla fondazione al periodo post-bellico migliaia di aeroplani uscirono dalle linee di produzione degli stabilimenti SAI; migliaia di macchine studiate per le più disparate missioni, che fecero la storia della nostra Aviazione.
Lo stabilimento sfruttava la vicinanza alla Stazione FFSS per spedire facilmente a Milano i motori da revisionare.
L’ubicazione degli stabilimenti e dell’idroscalo in riva al lago Trasimeno, vicino all’aeroporto di Castiglion del Lago – sede di uno dei primo reparti sperimentali di volo -, favorì grandi sviluppi in campo aeronautico; in quell’ area, infatti, in gran segreto furono collaudate le macchine più avanzate e complesse come il SAI SS4, primo aereo formula canard.
L’espandersi della produzione con concessioni governative e numerosi contratti richiesero il potenziamento della forze lavorative aziendali; fu così che molte persone che numerose persone cambiarono mestiere diventando da agricoltore a meccanico, con addestramento per formazione professionale aziendale. Lo stesso Ambrosiani ricopriva il ruolo di formatore.
Non usava la catena di montaggio perché molti aerei erano dei prototipi, frutto della ricerca a livello locale, con originalità tali da consentire di raggiungere vette produttive.
Nel 1935 furono investiti 35 milioni di Lire.
Aumentò la popolazione di Passignano, sorsero locande ed osterie, anche per l’afflusso di aviatori esterni. Si diceva che Passignano avesse 6000 abitanti di cui 3000 o nativi ed altrettanti emigrati dal altre località, per cui poteva considerarsi un “crocevia linguistico”.
In poco tempo si ebbe un salto nel livello economico della popolazione.
Migliorò anche il livello culturale dell’ambiente ed aprirono cinema e locali da ballo.
Ambrosiani dotò l’azienda di strutture a quel tempo innovative, quali la mensa, lo spaccio ed il centro di assistenza; promuoveva gite culturali a favore dei dipendenti.
Bellaveglia ha raccontato di aver conosciuto personalmente Ambrosiani quale membro il complesso musicale a seguito della gita aziendale a Pisa.
Era un industriale poeta, che finì per innamorarsi di Passignano, ponendo lo stabilimento nel cuore della città.
Nel 1940 fu Podestà e fece costruire l’acquedotto e l’ospedale; creò anche una Scuola di Avviamento Professionale con laboratori per la lavorazione del legno e del ferro; creò borse di studio per gli studenti più meritevoli.
Fu all’avanguardia anche nei rapporti sindacali coi rappresentanti dei lavoratori, rapportandosi anche con Alfredo Cotani.
Per quanto riguarda gli aerei prodotti, nel dopoguerra grande successo ebbe il monoplano da turismo SAI Ambrosini S.7, usato anche come addestramento caccia dall'aeronautica militare. Produsse anche i velivoli sportivi Grifo e Rondone, sempre per l'Aeronautica Militare Italiana (AMI).
Prima e durante la II Guerra Mondiale la SAI mise a punto la serie SAI 1, SAI 2, SAI 3 e SAI 7, quest’ultima costruita in centinaia di esemplari.
La Regia Aeronautica di allora ordinò la fornitura di circa 3000 esemplari della serie SAI 403; il successo di questo progetto fu tale che Germania e Giappone ne acquistarono la licenza di costruzione. Successivamente furono costruiti su licenza i Macchi 200 e 202.
Nel dopoguerra fu realizzata la serie degli aerei sportivi Grifo e Rondone e, per l’Aeronautica Militare, la serie di velivoli per addestramento caccia Ambrosini Super 7.
L’azienda si distinse anche nella realizzazione di alianti tra i quali il modello Canguro che, pilotato dall’Ing. Ferrari, stabilì a Roma il primato di altezza raggiungendo la quota di 8200 metri.
In quegli anni fu realizzato il Sagittario, primo supersonico che concorse all’esame di adozione degli aerei NATO.
In anni più recenti, su richiesta dell’AMI, la SAI Ambrosini si dedicò anche alla progettazione di un drone RPV (remote piloted vehicle), anticipando di molto tempo un tipo di velivolo oggi ampiamente impiegato.
Ambrosiani fu nominato Ufficiale del Genio Aeronautico e nel ‘48 Presidente della AeroClub di Milano.
Negli anni successivi nacque nella SAI la vocazione per le costruzioni navali.
Specializzata in scafi metallici con caratteristiche avanzate, la divisione navale ha prodotto secondo rigidi standard militari imbarcazioni per missioni di diversa natura.
Sempre in questo campo, la SAI ha partecipato alla realizzazione di Azzurra il dodici metri della prima sfida italiana alla Coppa America e del Moro di Venezia nella versione in lega leggera.
A Passignano fu realizzato il Silveray, un off shore dalle prestazioni esaltanti che rappresentava il miglior concentrato di esperienza aeronautica nella lavorazione delle leghe speciali.
Con il passare degli anni però la attività sono state delocalizzate da Passignano ed oggi lo stabilimento non è più attivo.
Ambrosiani morì a Milano nel 1980.
La trattazione si è conclusa con la proiezione di un filmato del 1925 che ha mostrato alcuni scorci della Passignano di quei tempi ed alcune riprese aeree delle rive del Trasimeno.
Il libro “Ali sul Trasimeno” narra la storia della SAI Ambrosini e della Scuola Caccia di Castiglione del Lago.