Lions Club Trasimeno

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Dopo il saluto del presidente del Lions Club di Città della Pieve Giancarlo Lucacchioni, ha preso la parola la dr.ssa Dalla Ragione, illustrando il lavoro svolto dal DIA locale, teso a curare i disturbi derivanti dall’obesità intervenendo soprattutto a livello psicologico sui pazienti ricoverati.
Fino dagli anni 90’ si è cominciato a segnalare i disturbi alimentari che si sono sempre più diffusi raggiungendo sul territorio nazionale circa i 3.000.000 di casi.
Molti pazienti sono giovani di 9, 10 o 11 anni; i disturbi sono una forma di disagio giovanile, cui si associano nuove forme di depressione; ma il fenomeno si è largamente diffuso anche tra gli adulti.
I disturbi alimentari sono di 3 tipi:
1) Anoressia nervosa, cioè rifiuto del cibo; a tale forma si associa la perdita di peso e, nei casi di pazienti femminili, tra cui è prevalentemente diffusa, può riscontrarsi la perdita della mestruazione.
2) Bulimia nervosa, cioè assunzione di un quantitativo esagerato di cibo, cui si associa un peso corporeo eccessivo; talvolta i pazienti possono incorrere nel anche vomito compensativo. Anche questo disturbo si riscontra all’80% nella popolazione femminile.
3) Alimentazione incontrollata, cioè ossessione per il cibo cui si ricorre in modi e tempi largamente al di fuori della norma. E’ più diffusa nei pazienti di sesso maschile ed è la forma che si cura a Città della Pieve.
Insert Logo Here Contro tali disturbi, in attuazione della frase di Plotino “l’anima ha bisogno di un luogo”, si ricorre essenzialmente ad interventi di natura psicologica.
I disturbi sono dovuti a traumi psichici di natura varia, come lo spavento per un terremoto, paura per violenze subiti, traumi di natura familiare.
In molte regioni non ci sono ancora strutture di soccorso e servizio; mancano nel Lazio e nelle Marche; l’Umbria rappresenta un’eccellenza in questo settore.
I disturbi alimentari sono per i giovani la seconda causa di decesso dopo gli incidenti stradali e il problema si presenta in modo più intensivo dove non ci sono centri di cura.
L’Italia è il primo paese europeo nel numero delle persone considerate obese e ciò dipende largamente dal mutato stile di vita soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione. Chi è obeso da bambino dovrà lottare per tutta la vita col problema. I bambini obesi sono spesso derisi e bullizzati.
Bisogna convincere il paziente della necessità che sia lui stesso a chiedere un aiuto a seguito del quale è possibile fornire terapie efficaci.
La tempistica è essenziale perché, dopo 2 o 3 anni, l’intervento diventa molto difficile se non impossibile. La famiglia ha un ruolo essenziale: un tempo si dava la colpa alla madre che veniva considerata incapace di fornire cibo adeguato ai figli; ora si è scoperto che il disturbo ha radici molto più profonde.
La famiglia viene coinvolta nella malattia: ragazzi considerati bravi e rispettosi diventano aggressivi e trattano male anche i genitori. Il problema spesso divide le famiglie e richiede scelte decise e risolutive di fronte a gravi patologie. Sono considerati indicatori della patologia non sono la mancata o eccessiva assunzione di cibo, ma anche le anomalie comportamentali a livello caratteriale.
I centri specializzati nella cura della patologia sono 3 in Umbria, di cui uno a Città della Pieve e altri due rispettivamente a Todi ed a Umbertide.
La dottoressa ha concluso il suo intervento con la proiezione di un filmato relativo alla vicenda di un paziente affetto da alimentazione incontrollata che aveva raggiunto il peso di ben 178 Kg. Presso il centro ha imparato le quantità e le tipologie di cibo da assumere ed è stato seguito anche quando autonomamente andava a fare la spesa alimentare. Durante il ricovero è stato seguito soprattutto a livello psicologico, spingendolo ad autoconvincersi dell’opportunità delle sue scelte.
Non è difficile intervenire su un paziente frustrato dagli scherni e derisioni delle persone con cui ordinariamente convive; certamente cercherà di collaborare per liberarsene.

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E’ seguito l’intervento ella dr.ssa Guidotti del Centro DAI (disturbi alimentazione incontrollata) di Città della Pieve.
Ha illustrato di interventi che vengono fatti presso centro che possono essere di 3 tipi:
1) Residenziale – I pazienti vengono ricoverati per un periodo di 8-10 settimane per 24 ore al giorno
2) Semiresidenziale - I pazienti possono pernottare all’esterno della struttura
3) One day – Trattamenti per un giorno alla settimana per il periodo di 15 settimane
La tipologie 1) e 2) vengono prese in carico da un’equipe multidisciplinare (più professionalità in collaborazione).
Si cura la nutrizione da un punto di vista psicologico: i medici devono capire il rapporto che esiste tra cibo ed emozioni nello sviluppo della storia della patologia.
Il cibo ha dato una temporanea sensazione di benessere attraverso la quale il paziente ha cercato di ovviare ad alcune difficoltà esistenziali in una insana forma di interazione tra corpo e mente.
C’è spesso la necessità di coinvolgere la famiglia per aiutare il paziente a cambiare le abitudini di vita.
Viene usato molto il lavoro di gruppo: i pazienti si radunano, raccontano storie e le condividono.
Tra i tipi di gruppo c’è il G1 in cui i pazienti raccontano i sogni, il G2 in cui i pazienti raccontano le esperienze ed il G3 in cui i pazienti parlano di arte e letteratura.
Tra le tecniche adottate ha parlato di psicomotricità, bioenergetica, yoga e training autogeno.


E’ poi intervenuto il dr. Farano che ha illustrato come l’obesità possa provocare problemi di pressione sanguigna, di diabete di tipo 2, problemi alle articolazioni al fegato ed alla cistifellea.
Va perseguita una cura con induca il paziente a mangiare con razionalità ed a trovare un’alternativa alle abbuffate.
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I pazienti vengono prima sottoposti ad una visita medico nutrizionale, poi ad un colloquio con il dietista attraverso il quale si cerca di trovare una strategia per risolvere il problema.
Vengono fissati obiettivi settimanali cadenzati.
Attraverso il lavoro del gruppo psiconutrizionale si cerca di motivare il paziente.
Si programma poi il pasto assistito; si cerca di insegnare al paziente a regolare le porzioni con metodi manuali quali mestoli, cucchiai, a mano, senza dover pesare, in modo che il paziente possa regolarsi da solo anche a casa; le diete grammate provocano stress e molti non riescono poi a mantenerle.
Viene adottato il metodo TFC (tentativo familiarizzazione con il cibo) che consiste nel decidere in gruppo quanto e che cosa mangiare dopo aver letto anche eventuali etichette allegate al cibo consumato.
Poi i pazienti cucinano il cibo e lo mangiano insieme.
Viene adottato anche un stile di vita attivo che consiste nel camminare in nordic walking o nel nuotare, ma non tutti ci si vogliono sottoporre per le difficoltà derivanti dall’obesità: l’attività fisica aumenta il buonumore, riduce la dipendenza soprattutto dal cioccolato e dal fumo.