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24 Novembre – Panicale
In collaborazione con l’Accademia Masoliniana
conferenza del prof. Giancarlo Baronti,
docente di Antropologia Culturale presso l’Università degli Studi di Perugia,
sul tema:
“L’abito fa il monaco: aspetti storici e culturali delle uniformi”
Presso la sala del Consiglio del Comune di Panicale il prof. Baronti ha intrattenuto
il pubblico su una tematica piuttosto originale, come quella del ruolo
delle uniformi nei diversi contesti storici ed ambientali.
La conferenza è stata introdotta dalla Presidente dell'Accademia Masoliniana
Maria Lucia Roma, che ha presentato al pubblico l'illustre ospite
e dall'assessore alla cultura del Comune di Panicale dr.ssa Silvia Prelati,
che ha porto un cordiale saluto di benvenuto da parte del Sindaco del Comune.
Il relatore ha esordito sottolineando la dissonanza tra le due parole "divise" ed "uniformi",
apparentemente contrastanti, ma in realtà espressione,
pur differenziata, della stessa realtà:
"uniforme" esprime il concetto che tutti coloro che appartengono
alla stessa popolazione vestono in maniera uniforme,
"divisa" esprime invece il concetto che tutti coloro
che appartengono alla stessa popolazione vestono in modo diverso
da coloro che non ci appartengono.
Ha poi evidenziato che, specialmente in tempi passati o in popolazioni
ancora allo stato primitivo, il modo di vestire ha rappresentato un
importante connotato che identificava, ruolo posizione, professione o ceto sociale.
Ha parlato di popoli indigeni che distinguono il capo attraverso
una penna inserita in un foro creato artificialmente sul naso;
la storia del mondo, dalla civiltà egizia, greca e romana, a quella mesopotamica e cinese
ha fatto sempre riferimento a particolari modi di vestire per distinguere
il ruolo sociale di chi indossava quella divisa;
ancora oggi permangono, soprattutto in ambiti militari o religiosi,
divise distintive del grado o del ruolo;
la divisa è rappresentativa di uno status che la società che l’adotta
in qualche modo tende a rilevare ritenendolo importante.
L’avvento della borghesia ha molto ridotto l’uso delle divise;
in tale società l’individuo è diventato avvezzo a vestirsi in maniera autonoma e personalizzata,
senza caratteristiche particolari tese a contraddistinguere la sua funzione ed il suo ruolo;
oggi tale abitudine è diffusa in larga parte dei paesi civili
e ciò ha molto ridotto l’uso delle divise.
Anche la tradizione di frequentare una scuola con una divisa comune a tutti gli studenti
è praticamente sparita per cedere il posto alla libertà nel capo di vestiario da indossare.
Un tempo non era così.
L'oratore ha riportato numerosi aneddotti storici legati ad un particolare habitus;
in particolare ha ricordato come un tempo c’era a Foligno
l’usanza di far indossare alle donne un copricapo di colore giallo
a significare il loro stato di lutto per il decesso di un familiare stretto.
All’inizio il copricapo doveva essere replicato in caso di lutti molteplici,
poi fu unificato anche in presenza di molteplicità.
Nel frattempo fu divulgata una bolla papale che imponeva un copricapo giallo alla prostitute;
allora i folignati furono costretti a cambiare il simbolo che contraddistingueva
il lutto con un copricapo bianco con un frangia nera lunga fino a terra.
La conferenza si è conclusa con una serie di interventi;
in particolare si è parlato del significato che può avere un habitus
particolarmente diffuso nel mondo moderno, il tatuaggio.