Lions Club Trasimeno

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18 Maggio Meeting
con Accademia Masoliniana di Panicale
Per la rassegna “Tre mestieri ed un territorio:
quando il mestiere era un’arte”










A Panicale, presso la Chiesa del Rosario, il dr. Giovanni Riganelli (storico) presenta “I mastri fabbri”.
Dopo l’introduzione di Maria Lucia Roma, presidente dell’Accademia Masoliniana, il dr. Riganelli ha iniziato la sua relazione.
Nella sua conversazione il dr. Riganelli ha cercato di mettere in risalto le questioni legate a questo mestiere nel corso dei secoli, evidenziando le prerogative tipiche dello stesso, prerogative che non si ritrovano nella maggior parte delle altre attività che vengono indicate come tradizionali.
Infatti sia nella mitologia greca sia in quella romana, esisteva una divinità legata a questo mestiere: Efesto per i greci, Vulcano per i Romani.
Questo consente una serie di riflessioni sugli elementi sacrali legati al faber, colui che fa, con l’alone di mistero che si lega a questa figura.

Al di là della sfera mitologica, vi sono alcune attestazioni circa la produzione che doveva connotare questi artigiani fin dall’epoca antica nell’area del Trasimeno, dove non mancano certo rinvenimenti di oggetti in metallo.
Non di meno vi sono questioni di notevole interesse anche per il periodo medievale, quando per questa parte del territorio perugino si sono trovate varie attestazioni circa l’esercizio di questo mestiere, sia a livello toponomastico sia a livello di documentazione diretta per le comunità di Pian di Carpine (Magione), Agello e Castelrigone.
In queste due ultime comunità sono stati individuati addirittura i catasti di alcuni soggetti che svolgevano questo lavoro.


E il loro numero - ha affermato - potrebbe aumentare sensibilmente se si conducesse una ricerca a tappeto sui catasti delle singole comunità contadine.
Del resto la figura del fabbro doveva essere abbastanza diffusa in area rurale e in certi casi colui che svolgeva questa attività era tra i soggetti più ricchi della comunità.
Il «fabbro di campagna», allo stesso modo di quello cittadino, rivestiva una funzione basilare nell’economia legata all’ambiente in cui svolgeva il proprio mestiere, pur nella diversità della produzione.
Mentre in area cittadina le commesse erano essenzialmente legate all’edilizia, con la produzione di ferrate, cancelli, grate, serrature, catene e via di seguito, anche se non mancavano richieste da vero e proprio maniscalco, in area rurale la committenza era per lo più legata all’agricoltura.
La produzione e la riparazione di attrezzi per il lavoro dei campi e l’attività di maniscalco erano i lavori che più impegnavano i «fabbri di campagna», anche se non si può certo escludere la produzione di catene e ferrate per i ponti levatoi dei vari castelli e quant’altro utile all’edilizia, seppure povera, dell’area rurale.
In questo contesto ben si comprende il fatto che l’arte dei fabbri, nella Perugia del basso medioevo, era tra le arti maggiori e ad essa si aggiunsero prima i calderai e poi quella degli armaioli dando vita ad un’unica entità.
Si giunge così all’epoca moderna e a quella contemporanea, quando questo mestiere ha avuto ampia diffusione su tutto il territorio del Trasimeno e dell’intera regione.