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31 Luglio: Perugia Galleria Nazionale dell'Umbria
Visita alla mostra di Gustav Klimt
Un gruppo di soci del Club ed alcuni amici e simpatizzanti si sono recati alla visita guidata della mostra dedicata al capolavoro di Gustav Klimt, “Le tre età “ del 1905, concesso straordinariamente in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Il museo ha offerto al suo pubblico la possibilità di ammirare e conoscere in profondità un’opera di particolare importanza nel percorso di un celebre artista, al quale è affiancata una selezione di opere di altri autori suoi contemporanei, allo scopo di illustrare l’epoca della sua creazione, il contesto storico culturale e i temi affrontati.
Nel caso di Klimt, ad introdurlo è stato Galileo Chini, di cui sono esposti alcuni disegni, dipinti e ceramiche ispirate allo stile del maestro viennese.
All’inizio della mostra, ci si immerge nel mondo di Klimt grazie ad una sala virtuale – realizzata con il contributo della Fondazione Perugia – dove sono illustrati i maggiori dipinti dell’artista e viene descritto nei minimi particolari Le tre età, prima di poterlo osservare dal vero.
L’allestimento pensato per l’occasione dalla Galleria Nazionale dell’Umbria richiama il padiglione austriaco ideato da Josef Hofmann per l’Esposizione delle Belle Arti di Roma del 1911 e punta a coinvolgere i visitatori nell’atmosfera dell’epoca, arricchita dall’ascolto in sottofondo del brano Verklärte Nacht (Notte trasfigurata), composto dal viennese Arnold Schoenberg proprio negli stessi anni in cui Klimt elaborava Le tre età.
Le tre età
Il tema delle tre età ricorre spesso nella storia dell’arte, ma si concentra soprattutto sull’uomo. Giorgione, Tiziano, Van Dyck, Friedrich sono soltanto alcuni dei maestri che si cimentano con questo soggetto, dimostrando la loro capacità di restituire con precisione le fisionomie e i corpi di bambini, giovani e anziani, nel tentativo di rappresentare l’ineluttabilità del tempo che passa.
È molto raro che a illustrare questo destino siano dei soggetti femminili, laddove il rapporto tra giovani e anziane nella pittura del passato si è concentrato sull’accostamento della Vergine Maria e Sant’Anna.
Klimt affronta questo tema da un punto di vista laico, facendone un omaggio alla complessità del corpo femminile, che cambia aspetto nel corso degli anni, ma soprattutto accompagna un diverso atteggiamento nei confronti della vita. Le tre donne di questo capolavoro diventano anche la metafora di una civiltà, che all’inizio del Novecento sta lasciando dietro di sé una visione classica del mondo per immergersi nelle inquietudini del XX secolo, sollecitate dai nuovi studi psicoanalitici e dai rapporti politici sempre più esacerbati.
In questa visione problematica della storia, Klimt esordisce con uno stile elegante, complesso ed estremamente innovativo, che riscuoterà un successo clamoroso, ancora oggi condiviso dal grande pubblico.
Tre corpi femminili stretti tra due ali di pioggia cristallina, che cade da una superficie nera compatta. Dietro di loro si accendono segni che contribuiscono ad esaltare l’emozione definita dal loro aspetto.
La donna più anziana, inerme, disperata, possiede un corpo dal volume deciso, che si impone con le sue ombre portate all’altezza del ventre, della schiena e del collo, mentre esplora lo spazio con i piedi dipinti in perfetta prospettiva. La giovane madre ha un corpo quasi a due dimensioni, bianco, diafano, alleggerito dall’assenza dei piedi, ma Klimt concentra la nostra attenzione piuttosto sul suo viso, immerso in una chioma bionda – come quella della Venere di Botticelli – sparsa di fiori che germogliano da nuclei che alludono al suo potere generatore.
S’è addormentata con sua figlia in braccio, ritratta in posizione speculare rispetto all’anziana, con la quale chiude il cerchio della vita.