Lions Club Trasimeno we serve |
Sabato 3 Settembre
per "tre personaggi e un territorio"
presso Club House Lamborghini
il prof. Bruno Lamborghini
presenta
Ferruccio Lamborghini
Il relatore prof. Bruno Lamborghini ha ricordato la figura di Ferruccio Lamborghini, uno degli imprenditori italiani di maggior successo del secolo scorso.
Figlio di agricoltori, lascia le scuole elementari e la sua passione per i motori e per le macchine lo porta a Bologna, dove lavora in un'azienda che revisiona automezzi dell'esercito.
Durante la seconda guerra mondiale trova l'opportunità di sperimentare le sue doti meccaniche come tecnico riparatore presso il 50° autoreparto misto della base militare di Rodi; in tale contesto approfondisce le sue conoscenze sui motori Diesel e coglie ogni opportunità per acquisire competenze meccaniche innovative in un ambito in grande espansione.
Nel 1946 la crescente domanda di trattori del mercato italiano, unita all'esperienza acquisita nelle riparazioni, spingono Ferruccio ad intraprendere la carriera di imprenditore nella produzione di trattori. Compra veicoli militari avanzati dalla guerra e li trasforma in macchine agricole.
Nel 1948 a Cento, fonda la Lamborghini Trattori; il logo aziendale raffigura un Toro per rappresentare sia il segno zodiacale della sua data di nascita, sia la sua passione per le corride.
Solo tre anni dopo la guerra, l'azienda Lamborghini era capace di progettare e costruire da sola i suoi trattori e già nel corso degli anni cinquanta e sessanta la Lamborghini Trattori diventa una delle più importanti aziende costruttrici di macchine agricole in Italia; l’espansione fa anche favorita da leggi nazionali che favorivano la diffusione della meccanizzazione del mondo agricolo.
Seguì la produzione di bruciatori a nafta e di condizionatori, stupendo per la velocità con la quale tali prodotti riuscivano a imporsi sui mercati, in ragione delle loro alte qualità tecniche a fronte di un prezzo molto competitivo. La strategia di Lamborghini per ottenere rapidi risultati consisteva nell'individuare le aziende e i prodotti leader per poi avviare una "campagna di reclutamento" dei tecnici più significativi, offrendo loro stipendi molto più sostanziosi di quelli percepiti nelle aziende di appartenenza.
Nel 1959, lo spirito imprenditoriale del fondatore del nuovo marchio si spinsero fino a concepire la produzione di elicotteri che non fu mai avviata e della quale resta un prototipo custodito nel Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argelato in provincia di Bologna.
Il successo personale di Lamborghini gli permise di acquistare molte automobili di lusso, tra le quali, nel 1958, anche una Ferrari; tuttavia le automobili del cavallino non erano di sua completa soddisfazione perchè le considerava "rumorose" e ne lamentava gli interni essenziali.
Si racconta che l'idea di produrre macchine sportive gli venne dopo una discussione con Enzo Ferrari a causa della ripetuta rottura delle frizioni nelle Ferrari possedute da Lamborghini. Questa, secondo la nota leggenda, peraltro confermata dallo stesso Ferruccio, fu la molla che fece scattare la sua decisione di fondare il settore automobili della Lamborghini, allo scopo di costruire una vettura sportiva secondo i suoi canoni. Lamborghini sosteneva che una vettura Gran Turismo dovesse offrire alte prestazioni senza sacrificare le doti stradali e la qualità degli interni.
La storia della rottura tra Ferrari e Lamborghini è colma di leggende. Si dice che quando Ferrari seppe delle intenzioni di Lamborghini, disse ad un suo collaboratore: "Abbiamo perso uno dei nostri migliori clienti", non credendo troppo sull'effettiva capacità di Lamborghini di poter fare concorrenza alla Ferrari. Lamborghini, in un'intervista rilasciata nel 1991, disse che da quel famoso giorno Ferrari non gli rivolse mai più la parola. Dal canto suo, Enzo Ferrari ha negato che tutta la vicenda sia mai avvenuta.
Dopo soli sei mesi la nuova Lamborghini "350 GT", disegnata da Franco Scaglione, era pronta per il salone dell'automobile di Torino del 1963. Seguì la prima "Lambo" con un motore (un 12 cilindri di 3500 cc.) progettato da Giotto Bizzarrini. Ma è nel 1966 con la Miura che rivoluziona le auto sportive: motore sempre 12 cilindri ma portato a 4000 cc. e disposto in posizione centrale-rasversale con cambio in blocco con il basamento. La Miura ottiene un successo clamoroso e sarà prodotta fino al 1973.
Nel 1969 è insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro nel settore Industria.
In seguito alla crisi petrolifera e alle coeve normative che fortemente limitavano l'uso dell'automobile, in particolare delle supersportive, Ferruccio iniziò a pensare di ritirarsi dall'attività di costruttore. Nel 1972, senza alcun preavviso, cedette la quota di maggioranza dell'azienda automobilistica all'industriale svizzero Georges-Henri Rossetti e si ritirò nel suo vigneto A Panicarola in Umbria, dedicandosi alla produzione di vino, sempre curando la qualità con spirito impenditoriale.
Famosa la produzione del vino rosso Colli del Trasimeno, conosciuto da tutti come Sangue di Miura.
Di seguito avviò la produzione in piccola serie di veicoli elettrici per i campi da golf ; nel 1992 fu contattato da Lee Incocca per riprendere le redini della Lamborghini in qualità di direttore della produzione, ma la trattativa si risolve negativamente. Morì nella sua tenuta all'età di 76 anni. Anche il suo funerale fu una dimostrazione della sua passione per i motori: venne portato a Renazzo e trasportato al cimitero su un antico carro agricolo trainato da uno dei suoi trattori e alcune sue potenti automobili erano parcheggiate all'ingresso. Sulla lapide della sua tomba c'è scritto: Buon lavoro nella nuova Casa di Dio.