Lions Club Trasimeno we serve |
4 Gennaio 2016 - Corciano Antiquarium
Interclub Perugia Augusta Perusia, Trasimeno, Perugia Volumnia, Corciano Ascanio della Corgna
Laudato si' per nostra madre terra
Dopo la presentazione del Presidente del LC “Augusta Perusia” Flavia Sorcetti e l’esibizione del coro corcianese di S. Maria Assunta, che ha presentato la versione musicale del “Laudato sii”, è intervenuto Padre Damiano Romagnoli del Convento di Farneto, esperto della Enciclica di Papa Francesco, che ha proposto delle riflessioni sull'Enciclca “Laudato sii” di Papa Francesco.
L’Enciclica prende il nome dall’invocazione di san Francesco, «Laudato si’, mi’ Signore», che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia».
Ora, questa terra, maltrattata e saccheggiata, si lamenta e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti gli abbandonati del mondo.
Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno – singoli, famiglie, collettività locali, nazioni e comunità internazionale – a una «conversione ecologica», cioè a «cambiare rotta», assumendo la bellezza e la responsabilità di un impegno per la «cura della casa comune».
Allo stesso tempo Papa Francesco riconosce che «Si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta».
L’Enciclica propone parte da un attento esame dei cambiamenti climatici, che sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità».
Se «Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti», l’impatto più pesante della sua alterazione ricade sui più poveri, ma molti «che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi.
Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre».
Il Pontefice afferma a chiare lettere che «l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani».
Nel quadro di un’etica delle relazioni internazionali, l’Enciclica indica come esista «un vero “debito ecologico”», soprattutto del Nord nei confronti del Sud del mondo.
Di fronte ai mutamenti climatici vi sono «responsabilità diversificate» e quelle dei Paesi sviluppati sono maggiori.
Papa Francesco si mostra profondamente colpito dalla «debolezza delle reazioni» di fronte ai drammi di tante persone e popolazioni.
Papa Francesco ripropone una visione complessiva che viene dalla tradizione ebraico-cristiana e articola la «tremenda responsabilità» dell’essere umano nei confronti del creato, l’intimo legame tra tutte le creature e il fatto che «l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti».
Con molti esempi concreti, Papa Francesco non fa che ribadire il proprio pensiero: c’è un legame tra questioni ambientali e questioni sociali e umane che non può mai essere spezzato. Così «l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa; occorre inoltre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale».
Ritorna la linea proposta nell’Evangelii Gaudium: «La sobrietà, vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante», così come «La felicità richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono, restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre la vita».
E’ poi intervenuto il Prof. Carlo Doglioni, presidente dei Geologi Italiani, che ha parlato dei problemi del nostro pianeta.
La sua esposizione ha avuto avvio dal concetto di gradiente, cioè, nel caso di gradiente termico, dalla variazione di temperatura in funzione della variazione di altezza o profondità.
In particolare il gradiente aumenta con la profondità essendo il geoide terrestre tripartito in crosta, mantello e nucleo incandescente.
La crosta può essere di tipo oceanico o continentale e ha spessori medi rispettivamente di 5÷10 e 30÷40 km.
Il mantello si divide in superiore e inferiore, e il nucleo in esterno liquido e interno solido. La stratificazione è legata alla densità dei materiali; gli elementi più leggeri tendono verso l'alto e viceversa.
Le rocce della crosta sono costituite da 8 elementi principali: ossigeno, silicio, alluminio, ferro, calcio, sodio, potassio, magnesio.
La crosta, nella parte alta, è formata in genere da rocce sedimentarie, mentre, a maggiori profondità, le rocce diventano metamorfiche e ignee. Essa può essere di due tipi, continentale e oceanica. La crosta continentale è meno densa (2,6÷2,8 g/cm3) rispetto a quella oceanica (2,8÷3,0 g/cm3); ha uno spessore variabile tra 10÷50 km, mentre quella oceanica ha spessori minori, in genere di 4÷10 km. La crosta continentale sotto le catene montuose come l'Himalaya può raggiungere i 70 km ed è costituita dagli elementi più leggeri espulsi dal mantello, per questo è la parte più esterna della Terra solida.
La crosta oceanica ha contenuti in magnesio maggiori e di alluminio minori rispetto a quella continentale. La crosta oceanica è molto più giovane (0÷200 milioni di anni) di quella continentale (fino a 3900 milioni di anni).
L'età minore della crosta oceanica ne indica la sua maggiore mobilità: se ne forma continuamente di nuova, mentre altrettanta ne scende all'interno della Terra, dove le placche si incuneano nel mantello attraverso il processo di subduzione.
Il mantello si divide in superiore (tra 30 e 670 km) e inferiore (tra 670 e 2900 km), con altre discontinuità significative all'interno, come quella dei 400 km dove le onde sismiche accelerano.
La discontinuità tra mantello superiore e inferiore a 670 km segna la massima profondità dei terremoti nelle zone di subduzione.
Il nucleo è composto principalmente di ferro, a cui si associa circa il 6% di nichel e l'8÷10% di altri elementi, come per esempio il potassio la cui abbondanza è al momento solo ipotetica. Il nucleo, costituito prevalentemente da leghe di ferro, è denso più del doppio del mantello, con densità tra 10 e 13 g/cm3.
Nella sua parte liquida esterna, di circa 2260 km di spessore, la convezione deve essere vigorosa, e la temperatura stimata è tra i 4000÷5000 °C. Data la sua natura prevalentemente metallica e il suo stato convettivo, il nucleo esterno, in rotazione differenziale rispetto al nucleo interno, genera il campo magnetico terrestre che ha una deriva secolare verso ovest.
Analizzando i movimenti delle placche, la litosfera ha una rotazione netta rispetto al mantello, mediamente orientata verso ovest. Questo è particolarmente evidente considerando la velocità del Pacifico verso ONO, che è talmente alta da far sì che la somma dei movimenti di tutte le altre placche non riesca a compensarla, determinando un residuo di movimento verso occidente. Il movimento delle placche è più veloce nelle fasce equatoriali e tropicali, come indicato sia dalla geodesia spaziale, dai terremoti e dalle anomalie magnetiche per i movimenti passati.
Il flusso delle placche, la sua polarizzazione verso “ovest”, le maggiori velocità delle placche alle basse latitudini suggeriscono che la tettonica delle placche è influenzata dalla rotazione terrestre.
A supporto di questo, pare vi sia anche la concentrazione del mantello più freddo e più pesante nelle fasce equatoriali.
La diversa evoluzione tra la parte superiore fredda della crosta, dove la deformazione si manifesta in modo episodico, e quella sottostante calda, dove invece la deformazione si attua in modo continuo, determina un gradiente di pressione in un volume di roccia in cui si accumula l’energia gravitazionale o elastica, a seconda appunto dell’ambiente geologico.
La crosta si comporta di fatto come una spugna, per cui per esempio i fluidi reagiscono in modo opposto nei due diversi ambienti tettonici durante la lunga fase preparatoria del terremoto e nelle fasi immediatamente precedente, contemporanea e successiva all’evento. Secondo i ricercatori, sarà dunque possibile riconoscere precursori sismici piu’ affidabili che finora non sono stati individuati proprio perché gli stessi segnali evolvono in modo opposto nei diversi ambienti tettonici. “Le nostre conoscenze geologiche possono indirizzare sugli esiti di un possibile futuro evento sismico: i gravimoti sembrano avere delle caratteristiche proprie rispetto agli altri terremoti e la mancanza di comprensione di queste differenze ha probabilmente impedito finora il riconoscimento di precursori utili e più affidabili.
Ha poi parlato del gradiente termico verticale, che diminuisce all’aumentare dell’altezza. Normalmente, in una situazione di atmosfera standard, la temperatura varia di circa 6°C ogni 1000 metri. In piena Estate, in una giornata decisamente calda e serena, si cerca il fresco in luoghi montagnosi, perchè più alti e quindi più freschi e ventilati delle pianure.
E' dunque evidente la diminuzione termica con l'aumentare della quota.
Per la verità nel periodo invernale la presenza altopressoria comporta delle variazioni termiche notevoli tra il giorno e la notte. In questo caso infatti, nella maggior parte delle situazioni, la temperatura diminuisce addirittura con l'abbassarsi della quota e questo fenomeno viene appunto chiamato inversione termica, ed è spesso il diretto responsabile della formazione delle nebbie.
Negli ultimi anni soprattutto gli scienziati hanno rilevato un fenomeno di incremento delle temperature medie della superficie della Terra non riconducibile a cause naturali. La temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0.74 ± 0.18 °C durante il XX secolo. La maggior parte degli incrementi di temperatura sono stati osservati a partire dalla metà del XX secolo e sono attribuiti all'incremento della concentrazione atmosferica dei gas serra, in particolare dell'anidride carbonica.
Questo incremento è il risultato dell'attività umana, in particolare della generazione di energia per mezzo di combustibili fossili e della deforestazione, e genera a sua volta un incremento dell'effetto serra. L'oscuramento globale, causato dall'incremento della concentrazione in atmosfera di aerosol, blocca i raggi del sole, per cui, in parte, potrebbe mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
I report suggeriscono che durante il XXI secolo la temperatura media della Terra potrà aumentare ulteriormente rispetto ai valori attuali, da 1,1 a 6,4 °C in più, a seconda del modello climatico utilizzato e dello scenario di emissione.
L'aumento delle temperature sta causando importanti perdite di ghiaccio e l'aumento del livello del mare. Sono visibili anche conseguenze sulle strutture e intensità delle precipitazioni, con modifiche di conseguenti nella posizione e nelle dimensioni dei deserti subtropicali. La maggioranza dei modelli prevede che il riscaldamento sarà maggiore nella zona artica e comporterà una riduzione dei ghiacciai, e dei mari ghiacciati, con possibili modifiche alla rete biologica e all'agricoltura.
Tuttavia il professore ha presentato un grafico dal quale si evidenzia come nella storia del nostro pianeta si sono avvicendati periodi di surriscaldamento a periodi di glaciazioni per cause ancora controverse, tra cui la più influente e probabilmente la composizione dell'atmosfera, e in particolare la quantità di biossido di carbonio (CO2) e metano (CH4), che sono con il vapore acqueo i principali gas serra.
Ha quindi consigliato un modello evolutivo che, in considerazione dell’aumento considerevole degli abitanti del pianeta, possa prevedere un aumento nella produzione energetica, possibilmente con metodi non inquinanti.
E poi intervenuto il Prof. Mimmo Coletti, critico d'arte, che, dopo averci fatto da guida alla visita della mostra degli artisti del Cantico, ha sottolineato come il “Cantico delle Creature” di S. Francesco, per la prorompente forza del messaggio d’amore e fratellanza tra tutti gli esseri del creato, abbia sempre ispirato numerosi artisti a cominciare da Giotto nella Basilica superiori di Assisi.
Ha ricordato poi le opere di altri artisti come Benozzo Bozzoli, van Eyck, lo Spagna ed il Barocci.
Nel 2001, padre Massimo Reschiglian (allora Ministro Provinciale) scrisse: “E’ straordinario: quando un artista si avvicina a San Francesco, sembra essere travolto da un vento impetuoso, da un’ondata di libertà, da valori genuini ed eterni, al punto che alla fine non si riesce a comprendere se è lui ad offrire un contributo alla comprensione del santo o è invece il fascino spirituale del povero di Assisi a immergerlo in una prospettiva totalmente nuova, liberante e trasformante”.
Coletti ha poi parlato della Galleria del Cantico delle Creature di Assisi, nata oltre 50 anni fa tra le mura di San Damiano. Dal 1964 opera per volontà di padre Giulio Mancini per veicolare il messaggio di San Francesco attraverso l’arte.
Gli artisti operano per esaltare il messaggio di Francesco attraverso la grafica, in particolare attraverso l’incisione perché permette la duplicazione della lastra ed una maggiore diffusione del messaggio.
Quest’anno hanno voluto partecipare al progetto del Comune di Corciano perché è stato improntato sull’enciclica di Papa Francesco.
Nove artisti nella Chiesa Museo di San Francesco hanno esposto sei opere a testa intervallate da un brano dell’enciclica, per legarsi allo spirito del Presepe.
Sono esposte xilografie, acqueforti ed acquetinte che permettono di assaporare l’intensa vena poetica degli artisti Ennio Boccacci, Serena Cavallini, Rolando Dominici, Mariaelisa Leboroni, Sergio Marini, Silvana Migliorati, Antonella Parlani, Marisa Piselli, Maria Teresa Romitelli.
Dopo l'incontro gli intervenuti hanno potuto partecipare ad un leggera cena preparata con presidi e piatti tipici dalle cuoche di Slow Food presso la Taverna del Duca di Corciano.