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27 Settembre - Cortona
Interclub con "Cortona Corito Clanis"
Visita della mostra
"Luci dalle tenebre"
presso il MAEC
Il Lions Club Trasimeno, d’intesa con il Lions Club “Cortona Corito Clanis”, ha organizzato una visita alla mostra "Luci dalle tenebre, dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei", sotto la guida di Laura Gremoli.
La mostra prende spunto dal pezzo più famoso del dal Maec, il Lampadario Etrusco, rinvenuto fortuitamente nel 1840 nella zona di Fratta.
Si tratta di un’opera più unica che rara, costruita in bronzo con la tecnica della cera disciolta, probabilmente destinato ad un santuario certamente di rilievo del territorio.
Fu prodotto in officine dell’Etruria interna, forse orvietane, intorno alla metà del IV sec. a.C.
Vista un’opera di tale rilievo internazionale si è pensato di creare per la prima volta una esposizione interamente dedicata alle tecniche di illuminazione e ai rituali connessi nell’epoca etrusca.
In mostra, grazie alla collaborazione di docenti dei maggiori Atenei Italiani e di studiosi di fama internazionale, gli oggetti che testimoniano le tecniche di illuminazione naturale e gli strumenti di illuminazione artificiale usati dagli Etruschi.
IL Lampadario etrusco
Nella parte superiore possiamo accendere 16 luci in altrettanti beccucci; nella parte inferiore finemente decorata troviamo: nel punto di mezzo della circonferenza una gorgone spaventosa, con una smorfia inquietante, i canini aguzzi ed il volto circondato da serpenti.
Continuando a procedere dal centro verso l’esterno, ci sono quattro gruppi di animali: in ognuno, due fiere divorano un animale domestico.
Quelli che sembrano due lupi mangiano un porco; due leoni sbranano un cavallo; una belva non meglio precisata, in compagnia di un grifone, sta straziando un bue, ed altri due lupi stanno dando ghermendo un cervo.
Gli animali sono dodici, come i mesi, e raggruppati in quattro trimestri: il loro circolo compone dunque il cerchio
Le onde attorno agli animali richiamano l’elemento dell’acqua corrente, che è sempre mobile e mai ferma e uguale a sé stessa: forse rappresenta il tempo.
Sotto i beccucci sono raffigurati alternativamente arpie e sileni; questi ultimi suonano la siringa o il doppio flauto.
Altri oggetti della mostra:
Modelli di capanna tesi ad evidenziare come nell’antichità l’uomo cercava di illuminare le rudimentali abitazioni sia creando aperture assimilabili a finestre o tegole apribili con una stanga, tese sia ed ottenere luce sia a far uscire dall’abitazione fumi derivanti sia dall’illuminazione ad olio dalla cottura di cibo.
Vari strumenti di cottura corredati da un manico che ne consentiva lo spostamento dal/sul fuoco.
Una intera sezione è dedicata ai sistemi di illuminazione collegati alla cultura nuragica, sviluppata nella Sardegna preromana; provengono dalla zona di Vetulonia e testimoniano i contatti che intercorrevano tra gli Etruschi e le popolazioni della Sardegna.
Vari tipi di lampade ad olio usate ai tempi degli etruschi; alcune con una spilla orizzontale su cui infilava la sorgente luminosa.
Particolare i cosidetti “graffioni”, grappoli metallici con rami a sorgente unica.
Sui bracci venivano avvolte delle corde intrise di pece che bruciavano lentamente illuminando per tempi rimarchevoli.
Nella zona romana una sezione, particolarmente ricca, è riservata ad alcune delle più prestigiose realizzazioni rinvenute nella città di Pompei – legata al mondo etrusco da antichi vincoli di dipendenza – fra cui una splendida statua di efebo lampadoforo rinvenuta integra in una ricca dimora di via dell’Abbondanza.
La visita si è conclusa con la conviviale presso il ristorante "da Tonino"