Lions Club Trasimeno we serve |
13 Marzo 2022
Visita del Museo Paleontologico di Pietrafitta
con la presenza del Governatore Silverio Forteleoni
Il Club ha organizzato una visita guidata
del Museo Paleontologico di Pietrafitta "Luigi Boldrini",
approfittando dell'interesse e della disponibilità ad intervenire
del Governatore del Distretto Lions 108L Silverio Forteleoni
e della disponibilità delle dr.ssa Adria Faraone (paleontologa)
ad illustrare la visita.
I fossili provengono da un grande giacimento di lignite
che si trova a breve distanza dal Museo
e l’intitolazione del museo ricorda Luigi Boldrini,
il dipendente della miniera che per primo raccolse
e salvò dalla distruzione l’importante scoperta.
Nella struttura, realizzata appositamente e che si estende per oltre 3000 metri quadrati, è esposta una delle maggiori raccolte a livello europeo di reperti fossili di mammiferi, rettili, anfibi e insetti risalenti al Pleistocene inferiore (1,6 – 1,4 milioni di anni fa).
I resti dei mammiferi di grandi dimensioni sono esposti nelle “culle” (così vengono chiamati i nuclei che contengono i fossili nella giacitura di scavo), contornate da un allestimento pensato in modo comunicativo e didattico.
I reperti sono stati restaurati solo in parte.
I depositi ligniferi sono in gran parte costituiti da materiale erbaceo, tra cui predominano i rappresentanti delle famiglie Cyperaceae e Graminaceae; probabilmente queste piante si depositarono in aree paludose, ai margini di un bacino d’acqua, caratterizzate da un’abbondante produzione di materiale organico.
Verso la fine del Pleistocene (1,6 – 1,4 milioni di anni fa), successive attività tettoniche causarono la fine della sedimentazione palustre e l’inizio di un ciclo erosivo.
Gli scavi hanno restituito numerosi resti fossili di vertebrati, invertebrati e flora.
I mammiferi rappresentano attualmente la parte più cospicua e variegata della collezione; ne fanno parte inoltre uccelli, rettili ed anfibi.
Sono stati recuperati anche tracce e resti di insetti.
I fossili emersi dalla lignite del bacino di Pietrafitta sono costituiti da scheletri interi o parziali di grandi mammiferi del Pleistocene inferiore; prevalgono elefanti (dissimili da quelli attuali, perche dotati di zanne molto più lunghe), mammuth e ippopotami.
Le ossa degli animali erano spesso in connessione o sovrapposte fra loro; tale conformazione non consentiva di procedere allo “strappo” dei singoli elementi della carcassa perché i tempi di prelievo sarebbero stati particolarmente lunghi ed avrebbero interrotto le attività estrattive della cava di lignite.
Tecnica direcupero: nel corso degli anni è stato sviluppato un sistema più veloce detto tecnica delle “Culle”.
Quando veniva ritrovato un reperto, per prima cosa, si procedeva a scoprire tutta la superficie che conteneva i resti scheletrici, che venivano puliti tenendo tutte le superfici ben umide e ricoprendo con garze ed altri prodotti idonei le parti più delicate.
In seguito venivano effettuati scatti fotografici per documentare la posizione dello scheletro nel momento del ritrovamento e si coprivano i resti fossili con carta e carta stagnola, isolando i reperti.
Di seguito si scavava una trincea intorno alla carcassa ed essa veniva ricoperta di una gabbia di tondini in ferro, la stessa che si usa per le costruzioni in cemento armato, veniva fatto colare il cemento (che è il materiale più affidabile poiché non accelera l’essiccamento dei reperti) e si attendeva il tempo necessario affinché il cemento “tirasse”.
Tramite mezzi meccanici, si posizionava una grossa lamina in ferro al di sotto del blocco di cemento e si saldava la gabbia alla struttura in ferro creando i punti di ancoraggio per il sollevamento del blocco.
A questo punto, finalmente, il blocco veniva alzato, la lamina veniva tolta e si iniziava a consolidare la parte ossea per poi esporla all’ interno del Museo.
Successivamente alla fase di scoperta ci fu in loco l'intervento dell'Università degli Studi di Perugia (ed in particolare della dr.ssa Faraone), che per molti anni anni provvide all'ampliamento degli scavi in un'ampia zona, alla catalogazione del materiale ed alla scoperta di organismi meno visibili perchè più piccoli.
Fu anche predisposto un percorso didattico per eventuali visite di studenti o appassionati.
Il grave problema rimane nel fatto che il Museo, pur tra i più interessanti del settore, non riesce ad avere un'apertura regolare e soprattutto difetta nella manutenzione, assolutamente indispensabile se non si vuol arrivare ad un prossimo deperimento di tutto il materiale esposto.
Il Lions Club Trasimeno si propone come service primario la sensibilizzazione delle autorità competenti per evitare la perdita di un prezioso materiale facente parte del patrimonio scientifico nazionale.
La visita si è conclusa con una breve conviviale.