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Sabato 28 Novembre - Piegaro - Museo del Vetro
Per "3 Personaggi ed un territorio"
"Uomini e imprese"
rievocato Leonida Pedetti
Sabato 28 Novembre, presso il “Museo del vetro” di Piegaro, per il ciclo “Tre personaggi ed un territorio – Uomini e imprese”, Marco Rosadi de “La magia della parola” e Pierpaolo Mariani ex Collaboratore della Vetreria Piegarese hanno ricordato la storia della vetreria piegarese e la figura di Leonida Pedetti.
Marco Rosadi ha parlato delle cause storiche che portarono allo sviluppo della tradizione vetraria piegarese, ricordando come le origini possono essere fatte risalire al 1292, quando il governo della Serenissima Repubblica di Venezia, con un famoso decreto, ordinò di trasferire tutte le fornaci al di fuori della città, per evitare il pericolo di incendi ed esplosioni.
Qualche artigiano muranese fuggì da Venezia: alcuni si rifugiarono all’estero, altri furono accolti con entusiasmo nelle corti medicee ed altri ancora raggiunsero Piegaro perché attirati, oltre che dalle prosperose condizioni politico–economiche della cittadina, anche dalla facilità di procurarsi materiale da combustione nei tanti boschi cedui che circondano Piegaro e dalla ricchezza idrica presente nel territorio circostante.
Inoltre il castello piegarese aveva facili sbocchi commerciali sui mercati limitrofi, in quanto era localizzato lungo un crocevia di traffici, inserito in un fitto reticolo di vie di comunicazione, che congiungevano il Tirreno all’Adriatico.
Fu l’insieme di tutti questi fattori a determinare il sorgere ed il rapido sviluppo dell’industria vetraria piegarese, che pochi decenni dopo era già parecchio nota in Italia ed era in grado di sfornare anche pregevoli lavori artistici, grazie alla bravura delle maestranze che vi operavano.
Tutti i vetrai veneti, che giunsero a Piegaro, furono inoltre omaggiati del titolo nobiliare, per cui poterono stringere rapporti di parentela con i patrizi del paese. Ciò sta a dimostrare il prestigio dell’arte vetraria, che anche dai piegaresi del XIII secolo, era considerata un’arte nobile, quasi magica, che andava oltre i confini del reale. Inizialmente erano prodotte solamente vetrate artistiche, richieste da varie chiese italiane.
Fin dai primi decenni, grazie all’abilità delle sue maestranze la vetreria riuscì ad acquistare una fama notevole in tutta Italia.
La vetreria era situata sul lato ovest del paese, proprio alle spalle dell’attuale palazzo municipale, sul lato opposto a quello dove verrà costruita la nuova vetreria, che attualmente dismessa, ospita il Museo del Vetro di Piegaro.
Lorenzo Maitani, architetto costruttore del Duomo di Orvieto, ricorse nel 1321, alla vetreria di Piegaro; fu stilato un regolare contratto, che costituisce il più antico documento in cui il nome di Piegaro, con cui la vetreria si impegna a fornire mosaici di prima qualità, per qualunque quantitativo e periodo di tempo.
Sorsero sul territorio anche altre vetrerie, una nella vicina Monteleone, un’altra proprio ad Orvieto, ma ebbero vita breve per cui la produzione del vetro a Piegaro, unica nei dintorni, poté continuare la propria ascesa ed iniziò a sfornare prodotti di prima qualità.
Le prime difficoltà si presentarono già nel 1392, quando a causa di alcuni eventi bellici, la stessa vetreria ebbe una vita stentata. Comunque verso il 1420 , durante la signoria di Braccio Fortebraccio, vi fu un rapido ritorno ai livelli produttivi iniziali. Nel 1443 però si verificò una crisi ancora più grave, nel momento in cui Piegaro fu saccheggiato, e distrutto, dalla compagnia di ventura guidata da Ciarpellone.
Dall’immane disastro i piegaresi si risollevarono con sorprendente rapidità, ma le condizioni economiche della comunità tornarono alla primitiva floridezza, soltanto quando la vetreria, dopo aver raggiunto la massima efficienza, poté lanciare sui mercati italiani la numerosa serie dei suoi inimitabili prodotti.
Nel 1480, la fama degli artigiani piegaresi era arrivata a tal punto, che molte maestranze erano chiamate dai signori dei paesi limitrofi, per produrre arredi da tavola, in particolare bicchieri e stoviglie. Un caso noto è quello del duca Federico da Montefeltro, che per molti anni ricorse alla vetreria di Piegaro per arricchire la propria corte di oggetti artistici in vetro.
Negli ultimi anni del XV secolo e nei primi XVI, la vetreria subì alcuni perfezionamenti tecnici, che portarono ad un notevole aumento della produttività, tale da soddisfare qualsiasi richiesta.
Le case signorili, chiare e luminose grazie alle grandi finestre, i palazzi e le chiese, che stavano sorgendo ovunque in Italia, per volontà di signori e principi e per il felice e quasi miracoloso intervento di una numerosa schiera di grandi artisti, assicuravano ai prodotti della vetreria un grandissimo smercio.
Per tutto il 1600 l’attività della vetreria, salvo brevissimi periodi, non subì nessun rallentamento. I maestri vetrai, adattandosi ai gusti del tempo, crearono coppe, tazze, bicchieri e vasellame vario, dalle strane forme e con le riproduzioni di stemmi con figurazioni ed iscrizioni dedicatorie.
Dopo il 1750, per varie cause, ma principalmente per la concorrenza straniera, soprattutto boema, che invase tutti i mercati, iniziò una fase di declino della vetreria. L’affermarsi dei metodi industriali, che permettevano la fabbricazione in serie di oggetti per uso comune, stravolse i metodi di produzione, ma i dirigenti della vetreria piegarese non furono sensibili a tutte queste innovazioni, che rappresentavano l’unico metodo per poter salvare la vetreria dalla decadenza.
Intorno al 1820, il marchese Geremia Misciattelli, proprietario della vetreria, volendo riattivare l’industria, ebbe il grande merito di scegliere maestranze esclusivamente piegaresi. Vennero così ingaggiati validi ed insigni artisti, che tennero alto il nome della vetreria con il loro ingegno e la loro fantasia.
Nel 1881, sotto la direzione di Pietro Cordoni, aumentò la produttività e furono estese le esportazioni. In tale periodo fu inaugurata la roteria di cristalli con macchina a vapore.
Nel 1895, l’ingegnere Giuseppe Zannini, prese le redini della vetreria, che raggiunse la massima produttività, grazie alla creazione di un’estesa gamma di articoli in vetro e cristallo.
Purtroppo però le aspettative durarono poco, perché la direzione non osò abbandonare i vecchi metodi di lavorazione artigianale, per passare alla fase industriale, come la maggior parte delle vetrerie avevano fatto e come anche i piegaresi speravano. La conseguenza di tutto ciò fu un’ennesima chiusura dello stabilimento.
Nel 1934 si fece avanti un’anonima società costituita da cinque membri che, dopo aver prelevato la fabbrica dalla marchesa Maria Carolina Misciattelli, compirono un estremo tentativo per rilanciare la vecchia industria e migliorare l’economia del paese. La coraggiosa iniziativa purtroppo fallì e con essa cessò definitivamente l’attività della prima fornace.
Nel 1941 che, per iniziativa della Principessa Pallavicini iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova vetreria, che, per il fatto di essere ubicata sempre all’interno delle mura paesane, sorgeva già limitata nelle strutture, anche se i locali erano molto più ampi e funzionali.
La nuova fornace, che era rispondente ai più moderni requisiti tecnici, aveva il doppio vantaggio di un elevato rendimento e di un minor consumo di combustibile. A pieno regime sfornava circa 20.000 fiaschi al giorno, o 15.000 bottiglie, assicurando un sicuro posto di lavoro a circa cento operai.
Salvo un breve periodo, corrispondente agli eventi bellici del 1944, la nuova vetreria funzionò quasi ininterrottamente, fino al 1960 quando si paventava una nuova crisi produttiva.
A questo punto Pierpaolo Mariani ha illustrato la figura di Leonida Pedetti, sindaco comunista di Piegaro, che il 18 aprile dello stesso anno fece rilevare la proprietà della vetreria da una “Cooperativa di soci-lavoratori”, presieduta da lui stesso. Con tale iniziativa diede una diretta occupazione a molti piegaresi, che avrebbero altrimenti dovuto cercare altrove miglior fortuna. Venne in questo modo rilanciata anche l’intera economia del paese.
L’iniziativa non solo sortì effetti positivi, ma creò anche le premesse per la realizzazione del progetto dei 58 soci. Era infatti prevista la costruzione di una grande, moderna e funzionale vetreria, in una posizione più favorevole, fuori dalle mura del paese.
Mancava però il terreno, e soprattutto era esiguo, per non dire irrisorio, il capitale sociale necessario a realizzare l’opera.
Il primo ostacolo venne facilmente superato, in quanto il Comune di Piegaro acquistò a valle del paese, un appezzamento di terreno, di circa 28.000 mq2, che venne ceduto alla cooperativa, per una cifra simbolica di diecimila lire.
La ricerca dei mezzi finanziari impegnò severamente e per molto tempo i dirigenti della vetreria, i quali, solamente nel 1967, riuscirono ad ottenere un mutuo che sarà poi integrato nel 1970.
Dal giorno dell’entrata in funzione della nuova vetreria, l’attività non ha conosciuto soste, assicurando un lavoro duraturo, costante e redditizio, a più di cento operai.
La costruzione di questo nuovo impianto ha portato la fabbrica su posizioni d’avanguardia, e con l’istallazione di una linea totalmente automatica, è riuscita ad esprimere il 100% della sua potenzialità.
Attualmente dal grande forno a bacino, della capacità di cinquecento quintali, vengono estratti giornalmente circa quattrocento quintali di vetro verde e bianco, sotto forma di contenitori per vini, acque minerali e bevande varie.
Sono stati presentati all’assemblea i figli ed i nipoti di Leonida Pedetti.
E’ intervenuto anche il dr. Piero Giorgi che ha ricordato anche la squisita e positiva collaborazione di Pedetti con le attività programmate dalla USL.
Anche l’attuale Sindaco di Piegaro dr. Roberto Ferricelli ha riconosciuto i meriti di Pedetti nel rilancio sociale ed economico del territorio.