Lions Club Trasimeno

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Domenica 14 Maggio
Perugia


Il Club visita la chiesa di S. Pietro
e la Mostra del Sassoferrato




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Dopo la visita guidata della Chiesa di S. Pietro a Perugia, si è passati alla visita dell’annessa mostra sul pittore Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato.
Certamente l’opera di maggior richiamo è l’Immacolata Concezione, capolavoro dell’artista. L’opera, tra i tesori della millenaria abbazia benedettina di San Pietro a Perugia, fu trasportata nel Museo del Louvre ma Parigi e da allora non era più rientrata in Italia, prima di questa mostra.
A ottenere il rientro dell’opera, naturalmente temporaneo, è stata la Fondazione per l’Istruzione Agraria, presieduta dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, professor Franco Moriconi.
L’ Immacolata Concezione del Louvre è esposta accanto a una quarantina di dipinti, in parte di Sassoferrato in parte di famosi maestri ai quali l’artista si ispirò.

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In mostra sono presenti capolavori del pittore marchigiano provenienti da varie raccolte pubbliche e private italiane e straniere.
Si possono ammirare, fra l’altro, tutte le opere eseguite del Salvi (ben 17) eseguite per il complesso benedettino di San Pietro.
Ma accanto alle opere del Sassoferrato sono esposte anche opere di Pietro Perugino, il grande maestro umbro lungamente studiato da Sassoferrato.
L’intento è quello di far capire quanto il pittore rinascimentale abbia influito sulla visione dell’artista seicentesco, a cominciare dalla purezza formale delle immagini.
Pari interesse Sassoferrato riservò alle opere umbre di Raffaello. In mostra vengono messe a confronto due copie della Deposizione Borghese di Raffaello, la prima di Orazio Alfani, la seconda di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, con la bella versione dipinta da Sassoferrato nel 1639.
Insert Logo Here Uno spazio significativo viene riservato anche alla cosiddetta Madonna del Giglio, immagine devozionale che assicurò grande notorietà al Sassoferrato: se ne presentano tre versioni: le prime due provengono da Modena e da Bologna, la terza è di proprietà della Fondazione. In queste opere l’artista riprende un’antica immagine di culto realizzata da Giovanni di Pietro detto lo Spagna, dotatissimo seguace di Perugino e Raffaello.
Di fronte a opere del genere gli studiosi si sono legittimamente chiesti fino a che punto la pittura di Sassoferrato debba essere considerata originale.
In realtà, e la mostra lo conferma in pieno, sarebbe sbagliato considerare il Salvi un mero imitatore, perché, come ha acutamente osservato Federico Zeri, egli non si limita a copiare le opere degli artisti presi a modello ma aggiunge sempre la sua personale interpretazione. Insert Logo Here
Ciò emerge chiaramente dal confronto tra la bellissima Maddalena del Tintoretto e la versione di mano del Sassoferrato, dove le forme turgide e quasi sensuali del pittore veneto vengono riproposte dal Salvi con un linguaggio più asciutto e temperato.
In mostra non mancano, d’altra parte, opere in cui l’artista si palesa in tutta la sua eccezionale originalità.
Tra queste la Giuditta con la testa di Oloferne, un dipinto che non è esagerato includere tra i capolavori del Seicento italiano, la grande Annunciazione della Vergine, opera di rara finezza esecutiva, i santi Benedetto, Barbara, Agnese e Scolastica, lavori in cui l’artista, pur rispettando l’autorità dei modelli, mette da parte ogni forma di deferente imitazione.
Esemplare, in tal senso, è anche la Madonna con il Bambino e Santa Caterina da Siena, concessa dalla Fondazione Cavallini Sgarbi, autentico vertice della pittura religiosa del Seicento.
Tutte le opere del Salvi conservate in San Pietro furono commissionate dall’abate Leone Pavoni che resse per lunghi anni la comunità benedettina di San Pietro. Era di sua proprietà la magnifica Santa Francesca Romana con l‘angelo, oggi custodita nella sagrestia della Basilica, per lunghi anni attribuita a Caravaggio, in realtà capolavoro di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, uno degli interpreti più fedeli del maestro lombardo. In omaggio all’ abate Pavoni, singolare figura di committente e collezionista, anche questa tela fa parte del percorso espositivo.