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10 Giugno
Cortona
InterClub con Cortona Corito Clanis
su Francesco di Giorgio Martini
e la Chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio
Il meeting è iniziato con la conferenza del dr. Niccolò Sbardellati su Francesco di Giorgio Martini, architetto progettista della Chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio
Francesco di Giorgio Martini nacque a Siena nel 1439 e fu un architetto, un teorico dell'architettura, un pittore, un ingegnere nonché uno scultore tra i più noti del suo tempo.
E’ lo stile delle prime opere di Francesco di Giorgio a indicare un periodo di formazione presso la bottega del Vecchietta.
La prima commessa documentata risale al 1464, ed è per una scultura in legno raffigurante San Giovanni Battista.
Il fatto che un così giovane artista si dedicasse a opere sia pittoriche che scultoree non fa che confermare la formazione presso il Vecchietta, anch'egli scultore e pittore al tempo stesso.
Tra il 1463 ed il 1464 sembra si sia recato a Firenze per aggiornarsi sulle novità culturali.
Negli stessi anni o poco prima si recò a Roma insieme al Vecchietta, avendo modo di osservare i resti dell'architettura classica. La sua formazione fu infatti complessa, estesa alla pittura, alla scultura, all'architettura e allo studio della trattatistica architettonica, compreso Vitruvio.
A partire dal 1467 fino al 1475 circa, Francesco di Giorgio produsse le prime opere con uno stile nuovo, tutto suo e inconfondibile: una compostezza e una eleganza tutta senese delle scene e delle figure, in cui tuttavia queste ultime emergevano eburnee, aggraziate, dolcemente espressive, in un lume chiarissimo.
È ancora la pittura a occupare gran parte del suo tempo e lo troviamo a operare con diversi collaboratori e ricevere importanti commesse come l'Annunciazione per la Chiesa di S. Domenico a Siena, l'Incoronazione della Vergine per l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore e la Natività per il Monastero di Monte Oliveto Minore.
Nelle opere maggiori le composizioni si arricchirono anche di una plasticità volumetrica e di una prospettiva tutte fiorentine.
Francesco di Giorgio si trasferì a Urbino, presso la corte di Federico da Montefeltro, tra il 1475 ed il 1477, e la sua presenza è documentata dal maggio 1477.
A Urbino l'artista visse a lungo e venne impegnato soprattutto come architetto civile e militare, sostituendo Luciano Laurana nel completamento del Palazzo Ducale e nella costruzione di residenze e fortificazioni per il duca Federico in tutto il ducato.
Si occupò anche del duomo, della Chiesa, chiostro e convento di San Bernardino e del Monastero di Santa Chiara.
Non risultando un'attività significativa come architetto a Siena, rimane da chiarire questo nuovo ruolo che gli venne attribuito dal duca Federico forse per la competenza tecnica dimostrata nella prima raccolta di disegni di macchine e architetture militari; questi primi studi dettero poi vita al famoso trattato di architettura civile e militare ”Opusculum de architectura”, dedicato e presentato al Duca.
Si occupò di un gran numero di progetti e cantieri per i quali non risulta agevole ricostruire il ruolo effettivo, se effettivamente progettuale o di supervisione.
In effetti, come per il resto della sua vita, a fronte di pochissime opere documentate, gli è attribuito, tra molte incertezze, un gran numero di progetti.
Come ingegnere militare partecipò anche a campagne militari del duca di Montefeltro, come farà anche in seguito al servizio della Repubblica senese o del re di Napoli.
Durante il periodo urbinate, la sua fama crebbe molto e divenne così, nella sua poliedricità, una delle figure più importanti della progettazione ingegneristica e architettonica rinascimentale, uno dei pochi a potersi dire, oltre che artista e tecnico, anche intellettuale umanistico.
Molto probabilmente lavorò nel santuario di Loreto in seguito a Marino di Marco Cedrino muratore e fabbricatore in Santa Casa dal 1471 al 1477.
Dopo la morte del duca Federico da Montefeltro gli impegni a Urbino si allentarono e Francesco di Giorgio fu attivo anche per Giovanni Della Rovere e in città vicine come Cortona, dove realizzò la Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio disegnata nel 1484 ed edificata a partire dall'anno successivo, ad Ancona, dove realizzò il Palazzo del Governo a partire dal 1484, e a Jesi, dove disegnò il Palazzo della Signoria nel 1486.
Quest'ultimo, una delle sue più mirabili opere, mostra una certa influenza dello stile di Laurana.
A partire dal 1485 la Repubblica di Siena chiese ripetutamente il rientro del suo artista, ormai divenuto famoso, ma il rientro avvenne ogni volta solo in maniera temporanea.
Durante questo periodo di transizione Francesco di Giorgio si dedicò nella città natale ad alcune fortificazioni militari, come ad esempio alla riparazione e fortificazione del ponte di Maciareto.
Solo nel 1489 tornò stabilmente a Siena, senza tuttavia disdegnare viaggi in tutta Italia per avere pareri, consulenze, progetti soprattutto nel campo delle fortificazioni.
Per esempio nel 1490 Giovanni della Rovere richiese inutilmente il suo ritorno nelle Marche, mentre nello stesso anno Martini si recò da Gentile Virginio Orsini per consigliarlo sulla Rocca di Bracciano e sul Castello di Campagnano e a Milano dove incontrò Leonardo da Vinci, Bramante e Giovanni Antonio Amadeo in occasione di una sua consulenza per l'erezione del tiburio del Duomo di Milano, commissionata da Ludovico il Moro e per la Cattedrale di Pavia, dove dimorò nell'Albergo del Saracino. Nello stesso anno si registrarono viaggi anche a Bologna e Venezia.
Nella città natale di Siena si annoverano in questo periodo le più importanti opere pittoriche di Francesco di Giorgio: la Natività della Basilica di San Domenico (1490 circa) e i due affreschi a monocromo per la cappella Bichi della Chiesa di Sant'Agostino raffiguranti, su pareti opposte, la Natività della Vergine e la Natività di Cristo (circa 1488-1494).
Si tratta delle più straordinarie opere pittoriche di questo artista, evoluzione dello stile del 1470-1475 che forse aveva già visto la sua realizzazione nella già citata Natività per il Monastero di Monte Oliveto Minore.
A questo periodo risalgono anche i due angeli cerofori per l'Altare del Duomo di Siena (1488-1492), il Cristo deposto in terracotta dipinta (1490 circa) nella Basilica dei Servi e la scultura in legno dipinto, raffigurante san Cristoforo (1494 circa), realizzata per la stessa cappella Bichi in Sant'Agostino e oggi conservata al Louvre.
Dal 1491 inizia una serie di viaggi a Napoli al servizio del re. Nel 1495, dopo l'occupazione da parte di Carlo VIII di Francia, gli fu affidato l'incarico di rendere la fortezza di nuovo inespugnabile, attraverso la costruzione di una doppia cinta muraria. Successivamente si recò, insieme ad Alfonso duca di Calabria, a ispezionare le fortezze fino alla Puglia.
Ma in questo periodo si registrarono anche viaggi a Lucca, Castelluccio di Montepulciano, Urbino, Loreto e Ancona, generalmente per progettare o revisionare edifici militari.
In quest'ultimo periodo di attività si registrarono a Siena due importanti costruzioni: la Chiesa di San Sebastiano in Vallepiatta, oggi oratorio della Contrada della Selva (costruita a partire dal 1493), e la Villa Chigi a Le Volte, presso Siena (a partire dal 1496).
L'ultima opera pittorica attribuitegli è la Spoliazione di Cristo sulla via del Calvario nella Pinacoteca Nazionale di Siena (1501).
Francesco di Giorgio morì il 29 novembre del 1501.
Oltre che per la sua opera di architetto e ingegnere militare l'artista è noto per il Trattato di architettura civile e militare scritto durante la sua permanenza presso la corte del Ducato di Urbino.
In realtà Martini aveva cominciato già durante gli anni senesi uno studio grafico e teorico di macchine e architetture militari, i cui risultati sono raccolti in due manoscritti forse predisposti per la sua presentazione al duca Federico:
• Il Codicetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, che contiene molti disegni di macchine, ripresi prevalentemente dagli studi del Taccola.
• L'Opusculum de architectura, una raccolta di disegni, ora al British Museum.
A Urbino, in un ambiente culturalmente all'avanguardia, conobbe probabilmente Leon Battista Alberti.
Il suo "Trattato" fu una ricerca continua, raccolta in vari manoscritti, e in diverse stesure.
Elemento pionieristico nel trattato fu l'uso di numerosissimi disegni, realizzati a chiarimento del testo, e che devono essere considerati come un'essenziale componente del suo pensiero e della sua ricerca, non semplici illustrazioni di una riflessione puramente testuale.
Nell'opera di Francesco di Giorgio hanno un grande rilievo le ricerche relative ai principi innovativi dell'arte fortificatoria detta fortificazione alla moderna, della quale è considerato il fondatore insieme coi fratelli Antonio e Giuliano da Sangallo.
Per quanto riguarda l’architettura religiosa ed in particolare la Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona, fu un vero e proprio innovatore rifuggendo la frammentazione della struttura in tante piccole cappelle, così come allora usava nella maggioranza delle opere; preferì la linearità e la sobrietà progettando un edificio con pareti bianche alternate dalle rifiniture grigie della pietra arenaria.
In tal senso fu innovatore ed un precursore dell’edilizia religiosa moderna.
Intervento della dr.ssa Laura Gremoli sulla storia della Chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio
La chiesa sorse su un terreno ove nel 1400 lavoravano dei conciatori di pelli che approfittavano della presenza di un torrente e della sorgente di calce, necessari per il loro lavoro.
Secondo i credenti cattolici, nella domenica di Pasqua del 1484, un'immagine della Madonna col Bambino, dipinta sulla parete di una vasca adibita alla concia del cuoio e detta calcinaio per la calce viva usata a questo scopo, iniziò ad operare miracoli.
In seguito alla crescita di devozione dei fedeli che si concretizzava anche in continue elemosine, l'arte dei Calzolari, proprietaria della concia, decise di erigere un “sacro tempio”, in un luogo che poneva difficoltà non comuni per la costruzione, dovute sia alla posizione scoscesa del terreno che alla presenza di un ruscello.
Questi ed altri problemi furono risolti da Francesco di Giorgio Martini, l'architetto scelto da Luca Signorelli su mandato dell'Arte dei Calzolari.
L’architetto accettò di realizzare un arduo progetto che doveva tener conto:
• dell’aspra pendenza del terreno,
• del fatto che il torrente che passava in loco e grazie all’acqua del quale potevano lavorare i conciatori di pelli doveva passare sotto le fondamenta della chiesa
• l 'immagine, venerata come sacra, dovesse essere visibile nell'altare maggiore, sul luogo dell'antico tabernacolo.
I lavori ebbero inizio nel 1485 e già allo scadere del primo quarto del Cinquecento la chiesa aveva raggiunto, almeno all'esterno, la sua veste definitiva.
In particolare è stata illustrata la cupola realizzata nei primi anni del 1500, dopo la morte di Francesco di Giorgio Martini, secondo alcuni dall'architetto fiorentino Pietro di Domenico di Norbo che proseguì i lavori precedent6emente avviati, secondo altri addirittura sulla base di un progetto, che era stato ideato per la cupola del Duomo di Milano dallo stesso Francesco di Giorgio e da Leonardo.
La forma della cupola è ottagonale con finestre sui lati che consentono una buona illuminazione dell’interno. Trattasi di una soluzione molto particolare ed originale che si intona molto bene con la sobrietà della struttura.
E’ stato poi ribadito l’elegante contrasto tra il bianco delle parete ed il grigio delle rifiniture in arenaria.
Tutti i dipinti che si trovano nelle cappelle sono ispirate dall'iconografia mariana, dall'Assunzione all'Annunciazione, dall'Immacolata concezione ai vari ritratti della Madonna fra i santi.
Sul terzo altare a sinistra - realizzato in pietra serena, come gli altri altari del XIX secolo, piuttosto che nel legno originale - si segnala una pala del fiorentino Jacone, databile fra il 1528 e il 1530: l'opera ritrae la Madonna in trono col Bambino tra i santi Giovanni Evangelista, Tommaso di Canterbury, Rocco e Giovanni Battista.
Una bella vetrata di Guillaume de Marcillat decora l'oculo della controfacciata.
L'iconografia è basata sulla Madonna delle Grazie che raccoglie sotto il suo mantello numerosi fedeli, fra i quali possono forse essere identificati papa Leone X, l'imperatore Massimiliano I e il vescovo di Cortona Francesco Soderini.
Lo stemma che vi appare è quello della famiglia cortonese dei Ridolfini, che commissionò l'opera.
Una pala più piccola, attribuita ad Alessandro Allori, si trova infine nella cappella a sinistra dell'altare maggiore.
Si trova fra altri dipinti di soggetto mariano e rappresenta la Madonna e il Bambino con Sant'Elisabetta e San Giovannino.
Dall’esterno è stato possibile ammirare la facciata, la struttura tripartita delle pareti laterali con lesene a contorno delle finestre rifinite di capitelli, la pesantezza della struttura muraria erta circa 2 metri, il punto in cui, al di sopra dell’abside, si interna il ruscello che tuttora attraversa la chiesa.
La chiesa venne inizialmente affidata alle cure degli Scopetini, ai quali fu tolta nel 1653 per aggregarla al Seminario vescovile, riaperto proprio nei locali del soppresso convento adiacente alla chiesa.
Richiuso il Seminario, dopo un periodo di abbandono fu restaurata e risistemata dagli Scolopi che la riaprirono al culto nel 1730.
Trasferitisi gli Scolopi in città , il complesso fu restituito al Seminario, ma era un fardello troppo grande per le finanze dell'istituto.
Così nel 1786 alla chiesa fu trasferito il titolo di parrocchia di San Biagio a Salcotto.
Il torrente che tutt'oggi passa sotto la Chiesa di S. Maria delle Grazie