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Sabato 9 Aprile, presso la Sala del Consiglio del Comune di Castiglione del Lago, Pino Aprile, ex Direttore di importanti settimanali, di fronte ad un nutrito a qualificato pubblico, ha illustrato il suo best seller
“Terroni"
Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali
Presentato dall’Assessore alla cultura del Comune di Castiglione del Lago Ivana Bricca, Pino Aprile ha illustrato la sua coraggiosa e documentata descrizione di quello che gli italiani fecero a se stessi e del perché, a centocinquant’anni dall’Unità di Italia, la differenza tra Nord e Sud si sia addirittura accentuata, marcando tale disuguaglianza in maniera indelebile.
Quanti hanno sempre creduto che questo dipendesse da un fatto puramente geografico sono stati invitati a ricredersi unitamente a quanti avevano l’errata convinzione che il Sud del nostro paese sia da sempre la parte più povera e arretrata d’Italia.
Chi sono stati i veri fautori di questa diversità? Con quanta coscienza hanno perpetrato i propri ideali traendone maggiore profitto? Chi ha reso parte della nostra società così sottomessa e spesso timorosa?
Aprile vede nel Meridione d'Italia il polo più avanzato e ricco del Paese sino all'annessione da parte del Regno di Sardegna per opera di Garibaldi e Vittorio Emanuele II; dopo quella data, gli equilibri economici si sarebbero spostati a tutto vantaggio del Regno suddetto, che avrebbe arricchito le proprie casse - secondo il noto principio dei vasi comunicanti - a detrimento di quelle del Regno delle Due Sicilie, facendo al contempo mancare al Sud tutti gli investimenti strategici di medio e lungo periodo che avrebbero potuto incentivare un passaggio dal latifondo alla piccola proprietà contadina ed indi all'industria avanzata, come avvenuto nel Nord.
L'unità d'Italia, nella sintesi di Aprile, avrebbe doppiamente tradito il sud: dapprima uccidendo e depredando; successivamente facendo mancare il sostegno economico ad una parte indebolita dal percorso di annessione varato dai Savoia; infine, anche a causa dei flussi migratori successivi agli anni '50, togliendo al Sud le migliori energie, confluite nelle grandi imprese del Nord e della grande borghesia imprenditoriale del triangolo Genova-Torino-Milano, la cui base fu fornita da manodopera meridionale a basso costo ( i "terroni").
L'aspetto su cui maggiormente si è soffermato Aprile è dato dagli stermini di massa che i pretesi liberatori garibaldini avrebbero praticato nei confronti delle popolazioni del sud Italia, a conferma del fatto che il processo di unificazione sarebbe stato dettato, più che dalla tensione ideale dei Mille, da esigenze militari, e con mezzi militari deteriori.
Pontelandolfo e Casalduni, piccoli centri della Campania, rappresentano solo la punta dell’iceberg delle innumerevoli atrocità commesse dai piemontesi, i cosiddetti liberatori, per non parlare delle migliaia di vittime, donne, vecchi e bambini, colpevoli solo di essere nate al sud.
In un linguaggio provocatorio e altamente professionale l’autore ha sviscerato in maniera concreta i vari punti di forza di questa “messa in scena”.
I Meridionali sono stati definiti per decenni facenti parte di una sottospecie in diversi dibattiti e saggi pubblicati negli anni, a riprova di come il Sud fosse un luogo con un alto indice di inferiorità. Senza fare sensazionalismo, Pino Aprile ha dichiarato che i piemontesi fecero al Sud ciò che i nazisti fecero a Marzabotto, che nelle rappresaglie si concesse libertà di stupro sulle donne meridionali, che si incarcerarono i meridionali senza accusa e senza condanna, che l’Italia unificata impose tasse aggiuntive ai meridionali.
Queste e tante altre provocazioni sono state lanciate dall’autore nei confronti di quelli che, dichiarandosi fratelli, umiliarono e soggiogarono la parte più soleggiata e vivace del nostro stivale.
Il libro ha analizzato il cambiamento sociopolitico di una nazione e non teme di svelare quelle che sono le realtà scomode, tanto che persino i libri di storia le hanno da sempre taciute: la costruzione della minorità del sud con stragi e saccheggi e leggi inique è stato il più grande affare di sempre per il nord.
A quanti credevamo di sapere tutto o quasi sulla storia d’Italia e della sua unità, dei sacrifici e delle problematiche che i nostri connazionali vissero, Pino Aprile, ha cercato di far comprendere il contrario. Dopo aver letto questo volume nessuno potrà dire “non lo sapevo”.
Il libro, che è stato un vero e proprio caso editoriale capace di scalare tutte le classifiche grazie ad una verve polemica controcorrente che analizza il conflitto tra Nord e Sud, ha dato una nuova lettura della storia del nostro Paese. Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l’autore ha portato alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell’unificazione, sono stati volutamente rimossi ma che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalistico.
“Terroni” è un libro sul Sud e per il Sud, la cui conclusione è che, se centocinquant’anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo.
L’autore afferma che le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent'anni sono tornate una. Da noi non è successo.
Alla relazione ha fatto seguito un dibattito nel corso del quale non tutti gli intervenuti si sono dichiarati concordi con le tesi sostenute nel libro. Aprile ha affermato che del libro esiste anche una versione multimediale, ricca di documenti storici, filmati inediti e altri contenuti extra, che lo rendono unico nel suo genere; oltre al testo integrale del libro ci sono contributi video dell’autore, contributi audio ed estratti dal film di Pasquale Squitieri, “Li chiamarono… briganti”.