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Sabato 20 Marzo il Lions Club Trasimeno e l’Accademia Masoliniana di Panicale
hanno organizzato, per il ciclo "tre personaggi ed un territorio"
il meeting dedicato a Anita Belleschi Grifoni,
fondatrice della Scuola di ricamo su tulle di Panicale.
Relatrici: dr.ssa Sabrina Caciotto
dr.ssa Clara Baldelli Bombelli
La dr.ssa Sabrina Caciotto ha presentato al pubblico la storia di Anita Belleschi Grifoni, fondatrice della scuola di tulle di Panicale.
Anita Belleschi nacque a Panicale nel 1889.
Ancora giovanissima perse la madre e venne affidata all’Istituto del Sacro cuore di Gesù di Città della Pieve, affinché ricevesse una seria educazione e dove apprese l’arte del ricamo.
Erano i primi anni Trenta quando Anita Belleschi Grifoni, già quarantenne, venne chiamata dalla Contessa Barabino di Lemura, per il restauro di un velo antico che la nobile definiva “veneziano” di Burano, ma forse di produzione francese.
Quel velo veneziano o francese che fosse la ispirò e decise di recuperare l’arte del ricamo su tulle, prendendo spunto anche dai numerosi esempi forniti dai pezzi antichi presenti nella Collegiata di S. Michele Arcangelo e in altre chiese locali. Nasceva così l’Ars Panicalensis.
I disegni di gusto ottocentesco della Signora Anita erano principalmente composti da motivi floreali, arricchiti da grandi volute e festoni, o ancora composizioni di squisita eleganza con uccelli del paradiso tra rami fioriti, nodi d’amore, nastri, paesaggi, rondini, elementi campestri.
La leggerezza del disegno fa intuire il gusto di una donna colta e raffinata, con un grande senso estetico, da tutti ricordata con grande affetto e stima.
Aveva avviato un’arte che doveva diventare impiego per le numerose “donne del paese”, lasciate altrimenti alla sola cura della casa e dei figli.
Un lavoro che doveva dare alle donne quell’indipendenza economica e morale non ancora acquisita come “naturale”.
La signora Anita Grifoni era fermamente convinta delle potenzialità dell’Ars Panicalensis, per cui decise di inviare a Casa Savoia alcuni pezzi significativi a scopo promozionale.
Anita realizzò insieme a sua figlia, Maria Teresa Grifoni, l’abitino da battesimo per la principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Umberto e Maria Josè.
Grazie a questi contatti il ricamo di Panicale diventò celebre tra i nobili e le famiglie dell’alta borghesia.
Vennero commissionati veli da sposa, tovaglie e altri pezzi importanti tovaglie e altri pezzi importanti destinati, oltre che ai privati, sia alle ambasciate che al mercato estero.
L’impresa della signora Anita non aveva come obiettivo il suo interesse personale, ma soltanto lo sviluppo di un tipo di attività che avrebbe permesso alle donne del paese di contribuire economicamente al bilancio familiare, realizzarsi nella sfera personale, senza dover rinunciare alla cura dei figli e della famiglia stessa.
In quegli anni le donne del paese ricamavano ovunque: nei giardini pubblici, nelle piazze, nelle strade, sugli scalini delle case.
I grandi lavori impiegavano gruppi di tre, quattro e più lavoranti, che predisponevano con estrema cura il luogo del ricamo, pavimento o tavolo che fosse.
La passione per l’Ars Panicalensis era contagiosa e riusciva a coinvolgere anche adolescenti per le quali l’ago da ricamo era il miglior passatempo del mondo.
Qualcuna delle lavoranti continuava a ricamare persino di notte, incurante della scarsità della luce e della fatica del giorno.
Inizialmente la scuola di ricamo aveva sede presso l’ex scuola elementare, in via Roma al n. 4, nelle vicinanze dell’attuale Museo del tulle.
Proprietaria dei locali era la Contessa Mancini di Le Mura, che li aveva concessi gratuitamente e per questo le venivano donati con regolarità pregevoli manufatti in tulle, eseguiti a turno dalle allieve.
Anita era un’insegnante esigente, pretendeva il meglio da tutte e quando il risultato la deludeva, spazientita, pagava il lavoro e poi lo bruciava.
Alcune delle sue allieve raccontano di come lei avesse sempre una parola gentile da offrire e di come la scuola diventò non solo luogo di lavoro, ma anche di incontro e amicizia per donne Panicalesi di ogni età, che fra risate, caffè, scherzi realizzavano opere di alto artigianato.
Si racconta anche che per vedere meglio l’effetto globale di un ricamo particolarmente grande, veniva disteso il disegno lungo il borgo per osservarlo poi dall’alto di una finestra. Donna instancabile e volitiva, la signora Anita (detta amabilmente “Sora Anita”), fu per Panicale una figura centrale, ideatrice di spettacoli, scrittrice di canzoni, regista e coreografa, presidente della Pro-loco, sempre protesa verso la valorizzazione della sua città e dell’animazione della fascia più giovane.
Ideò un balletto folcloristico, il cui costume femminile veniva impreziosito da un grembiulino ricamato in Ars Panicalensis che la ballerina stessa aveva eseguito.Morì all’età di novanta anni ricamando fino all’ultimo il suo amato tulle.
E’ seguito l’intervento della dr.ssa Clara Baldelli Bombelli che ha ampliato la rappresentazione illustrando anche le altre scuole di ricamo sorte nella provincia di Perugia.
Ha ricordato come a Isola Maggiore all’inizio del Novecento fu la marchesa Elena Guglielmi, che aveva al suo servizio personale di origine irlandese, a fondare una scuola-laboratorio di merletto a punto Irlanda, eseguito ad uncinetto ad imitazione del merletto irlandese.
Oggi, presso il Palazzo delle Opere Pie è aperto il Museo del Merletto di Isola Maggiore che raccoglie una vasta e significativa esposizione di manufatti antichi e contemporanei realizzate dalle merlettaie dell’isola.
A Passignano sul Trasimeno sorse la Scuola di Ricami e Merletti fondata nel primo ventennio del secolo scorso dalla Marchesa Romeyne Robert Ranieri di Corbello; si segnalò per il Punto Umbro e le particolari Nappe eseguiti entrambi ad ago. La cooperativa costituita organizza ancora oggi corsi amatoriali, di Alta Formazione e stage legati alle proprie attività, nonché alla catalogazione ed al restauro dei tessili, in convenzione con l’Università.
Ha poi ricordato come Perugia, nei suggestivi locali della Chiesa di San Francesco delle Donne, la nonna della relatrice Giuditta Brozzetti fondò nel 1921 il laboratorio di tessitura a mano.
Detto laboratorio, storico per la città di Perugia, propone da allora stoffe con motivi decorativi legati alla grande tradizione tessile medievale e rinascimentale italiana e in particolare umbra.
La produzione viene effettuata esclusivamente con telai manuali a licci e a jacquard.