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Il giorno 2 Aprile nell’auditorium S. Cecilia di Perugia
si è svolto un Convegno, organizzato da tutti Lions Club della Zona, sul tema
QUALE FUTURO PER LE UNIVERSITA’ DI PERUGIA
con interventi di:
Prof. F. Bistoni, Rettore dell’Università di Perugia
Prof.ssa S. Giannini, Rettore dell’Università per Stranieri
Prof. P. Daddi, Preside della Facoltà di Economia,Università di Perugia
Prof. C. Riccardi, Università di Perugia, Presidente della Società Italiana di Farmacologia
A. Tassi, Presidente del Consiglio degli Studenti, Università di Perugia
Moderatore:
Dott. M. Brunacci, Capo Redattore de Il Messaggero – Umbria
L’importanza dell’evento era dovuta non solo alla estrema attualità dell’argomento, in un momento in cui l’Università va incontro a grandi trasformazioni a seguito della Riforma Gelmini, ma soprattutto all’autorevolezza degli ospiti, tra cui figuravano i Rettori di entrambi gli Atenei perugini.
Dopo l’introduzione dell’avvocato Isabella Tonzani, presidente del Lions Club Trasimeno, è iniziato un primo giro di interventi, in cui tutti i partecipanti, con toni diversi, hanno comunque insistito sulla difficile situazione delle università pubbliche italiane dovuta alla scarsità dei finanziamenti pubblici e privati e alle regole burocratiche che ne limitano l’autonomia.
Il Prof. F. Bistoni ha parlato della discreta posizione del nostro Ateneo nelle graduatorie internazionali della ricerca. Tale classificazione è comunque penalizzante per le nostre università, se si considera che molte università straniere, ad esempio quelle americane, ricevono finanziamenti sia pubblici che privati enormemente superiori a quelle italiane.
Tali finanziamenti sono considerati un investimento redditizio.
L’Università italiana nel passato è stata incrementata non per la ricerca, ma per formare classe dirigente; nel tempo la mentalità di chi governa non è sostanzialmente cambiata. Negli ultimi anni poi, in tempi di crisi, lail finanziamento ordinario è addirittura diminuito.
L’Università pubblica in Italia deve sottostare a leggi e regole precise e subisce la concorrenza delle università private, ora anche telematiche, che hanno regole proprie e, pur senza subire controlli e ingerenze, alla fine offrono lauree equivalenti a quelle degli atenei pubblici.
Neppure gli enti locali sostengono adeguatamente l’Università, nonostante l’impulso che essa dà all’economia locale.
La Prof. Giannini, Rettore dell’Università per Stranieri, ha parlato del cambiamento che tale istituzione ha subito dalla sua fondazione (1925). In passato essa forniva solo corsi estivi di lingua e lingua e cultura italiana ad alto livello, prevalentemente dedicati a studiosi di altri paesi occidentali.
Oggi essa è cresciuta ed è divenuta, oltre un centro di studi umanistici per studenti italiani e stranieri, soprattutto un polo di ternazionalizzazione, fondamentale in un mondo globalizzato. Purtroppo la scarsità di risorse limita la possibilità per le università italiane di attirare eminenti studiosi stranieri.
Il Prof. Daddi ha cercato soprattutto di
rispondere ad alcune critiche rivolte all’Università, utili a giustificare il taglio dei fondi.
Si è detto che ci sono troppi docenti, ma il loro numero nell’Ateneo perugino è rimasto costante negli ultimi anni. Il numero totale in Italia è cresciuto soprattutto a causa dell’aumento del numero degli Atenei, dovuto a scelte politiche estranee al mondo universitario.
Si è detto che è cresciuto enormemente il numero dei corsi di laurea, senza pensare che, a causa di una riforma (dannosa) imposta alcuni anni fa alle Università, ogni corso di laurea è stato diviso in due (triennale + magistrale) e questo da solo ha raddoppiato il numero.
Il fatto che l’università è ancora abbastanza selettiva è testimoniato dal fatto che una buona parte degli iscritti non arriva alla laurea. La preparazione di base è comunque buona, visto che i nostri laureati, spesso costretti a lasciare l’Italia, trovano posto in centri di ricerca stranieri. Lo scambio di studiosi tra stati diversi è positivo e avviene ovunque, ma da noi è solo in un senso, perché, sempre per la scarsità di risorse, nessuno è invogliato a venire dall’estero in Italia.
Il Prof. Riccardi ha parlato apertamente di una “delegittimazione” dell’università, che ha preceduto tagli “lineari” , cioè indifferenziati, e la successiva riforma.
Si vogliono ora introdurre criteri di valutazione burocratizzati, che diminuiranno l’autonomia dei ricercatori. In tal modo risulterà limitata l’attitudine propria delle università, che era quella di “produrre pensiero”.
Inoltre la riforma 3+2 ha in qualche modo spezzato una formazione di base graduale e completa.
Lo studente A. Tassi si è mostrato ben disposto ad un cambiamento, che riteneva comunque necessario e ha giudicato positivo il fatto che con la riforma crescerà l’importanza dei dipartimenti rispetto alle facoltà (che si chiameranno “scuole”).
Si è dichiarato d’accordo sull’importanza della internazionalizzazione. Ha inoltre auspicato una Università meno “teorica” e più indirizzata alla preparare gli studenti alla realtà del mondo del lavoro. Per quanto riguarda la mancanza di fondi, ha chiesto se, a parere dei partecipanti, ci sia stato uno spreco di risorse.
In un secondo giro di opinioni entrambi i Rettori hanno auspicato un maggiore coordinamento tra i due Atenei perugini.
Mentre il Prof. Bistoni ha parlato della riforma in corso come occasione perduta, la Prof. Giannini si è mostrata più ottimista, invitando tutti a usare le opportunità offerte dalla legge.
Il Prof. Bistoni ha aggiunto che ritiene necessario un dibattito regionale a lungo respiro sul futuro dell’Università in Umbria. Il Prof. Daddi ha ribadito che i cambiamenti che la legge prevede non risolveranno il problema fondamentale, che è quello della scarsità di finanziamenti.
Infine il Prof. Riccardi ha risposto ironicamente alla domanda sugli sprechi dicendo che non c’è più niente da sprecare.
A conclusione del Convegno il Dott. Cialini, Presidente del Lions Club Ascanio Della Corgna ha parlato della lunga e gloriosa tradizione dell’Università di Perugia, auspicando che, insieme all’altro Ateneo della città, possa continuare ad essere un punto di riferimento culturale di primaria importanza in Italia e nel mondo.