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23 Settembre
Magione – Torre dei Lambardi
A supporto della mostra "Viaggio in Italia"
Conferenza della prof.ssa Francesca Montesperelli
(Università degli Studi di Perugia) sul tema:
“Paesaggi umbri nella letteratura inglese e americana tra l’800e primo 900’”
in collaborazione con Accademia Masoliniana di Panicale
e Isola del Libro
Dopo i saluti introduttivi della Presidente dell’ Accademia Masoliniana di Panicale Maria Lucia Roma, del Presidente di Isola del Libro Italo Marri, del Presidente del Lions Club Trasimeno Umberto Mancini e dell’assessore alla Cultura del Comune di Magione Vanni Ruggeri, la prof. Montesperelli ha iniziato la sua relazione dai tempi della regina Elisabetta I d’Inghilterra che, già dal 1500, aveva deliberato lo stanziamento di fondi pubblici per la formazione culturale in Italia di giovani appartenenti alla nobiltà inglese.
Venivano organizzati o via terra attraverso le Alpi, o via mare, viaggi che duravano circa 3 anni.
Venivano essenzialmente visitate le città di Venezia, Verona, Ferrara, Bologna Firenze, Lucca Roma e Napoli.
Ovviamente i tempi di spostamento erano molto lunghi e piuttosto problematici.
La Sicilia era raggiungibile solo via mare perché il sud Italia era difficilmente attraversabile visto il banditaggio imperversante.
Lo scopo del viaggio era quello di formare i nobili inglesi in un ambiente considerato all’epoca culturalmente più evoluto.
Nei secoli successivi permase il vezzo di fare un “viaggio in Italia” e si estese ad una platea più estesa, man mano che sviluppavano la rete viaria e le strutture di accoglienza e ristorazione di supporto.
Nel 1800 numerosi erano i viaggiatori provenienti non solo dall’Inghilterra, ma anche dalla Germania e dagli stati nordici.
Comunque l’Umbria non era prevista come meta da visitare.
Cominciò ad entrare negli itinerari di visita quando si cominciò a ricercare il sito in cui si era svolta l’epica battaglia tra Annibale ed il console romano Flaminio presso le rive del Trasimeno.
Altro motivo che attirò i viaggiatori verso l’Umbria fu la scoperta della figura di S. Francesco e del suo messaggio di pace e santità.
I pittori umbri erano poco noti; il più conosciuto era Perugino, i cui paesaggi raffigurati venivano identificati come simbolo delle campagne umbre.
Città ed opere d’arte dell’Umbria vennero scoperte solo in un secondo tempo, a partire dalla seconda metà del 1800.
Tra gli autori ricordati dalla prof. Montesperelli ricordiamo William Davies (1873) che nella sua opera “the Pilgrimage of the Tiber” descrive il Tevere come:
“Ai piedi di una collinetta coperta di venerabili cipressi ombrosi, c’è un sorgente d’acqua che dopo aver zampillato in vari e ineguali ruscelletti serpeggianti, prende la forma di uno spazioso bacino così trasparente che si possono vedere sul fondo i ciottoli e le monetine che vi vengono gettate…. Le rive da ogni parte sono ombreggiate da un gran numero di frassini e pioppi verdeggianti, riflessi così perfettamente sul fiume che sembrano esistere li dentro. L’acqua è chiara e fredda come la neve.”
Ecco la descrizione di Jhon Addington Simond della Cascata delle Marmore:
“…. Abbiamo goduto di uno spettacolo che potrebbe essere paragonato per il suo, effetto sulla mente all’impressione suscitata da una sinfonia o da una lirica tumultuosa. La turbolenza e lo splendore, la rapidità e il rimbombo, l’immagine velata dal vapore delle masse d’acqua infrante, gli arcobaleni tremolanti sugli spruzzi argentei, la furia e l’incoerenza delle cateratte, erano per me tutto elementi di una stupenda poesia. Era come un’ode di Shelley tradotta in simbolismo.”
Così nel 1906 Vernon Lee descrive il cielo dell’Umbria:
“Il cielo sopra di noi si fa di un rosa livido; non ci sono filamenti di nuvole, ma solo una striscia di arancione dorato là dove il sole è scomparso. C’è una calma improvvisa, come quando gli ultimi accordi di una grande sinfonia sono svaniti.”
Questa la descrizione, mista di semplicità e religiosità, di un agricoltore umbro fatta da E. Hutton in “The Cities of Umbria”:
“vidi un pover’uomo che seminava i suoi semi, spargendoli con un gesto splendido e primitivo, come all’inizio dei tempi. E una volta finito in suo lavoro, si inginocchiò in angolo del campo e pregò Dio. Così nell’antica Umbria si spargono semi e preghiere e si è sicuri di un miracolo.”
In “Six months in Italy” G.S. Hillard descrive l’atmosfera francescana della regione:
“Le forme del paesaggio, le montagne e le valli, i boschi e le rocce, le strade e le case, tutto proclama il nome di S. Francesco.”
Stessa atmosfera francescana in “The cities of Umbria” ove E. Hutton dice:
“Mentre il tramonto sfiora le colline, lui tornerà tra noi. Lui non è morto. Noi non possiamo guardare gli uccelli, o vedere il fuoco scintillante, o ascoltare le norte indistinte di un canto nella valle, o sperare che le rose fioriscano, o pensare all’amore, o curarci della soffice terra, o del tenero cielo, o del suono delle acque, senza ricordarci di lui".
Molti sono i riferimenti alla città di Assisi:
“la città sembra un ammasso pietroso che cresce ai fianchi del monte, una citta fossilizzata, una città morta” (Hawthorne)
“Assisi è un grande villaggio rinsecchito, magro ed emaciato per l’età e le estasi della sua vita spirituale” (Hutton)
“Assisi, nel crepuscolo di gennaio, sembrava un bozzetto di un vecchio messale bruno” (Davies)
“Assisi è una vecchia città medioevale. Le sue strade, tetre e strette, risuonano vuote dei passi dei pochi passanti; i suoi palazzi vanno in sfacelo. Qua e là angoli pittoreschi, edicole paiono dedicate alla Madonna dipinte secoli fa, vecchi affreschi che si sgretolano sui muri” (Davies)
“Il flusso fragoroso e precipitoso del presente non ha mai circolato attraverso questa Pompei del XIII secolo” (Hillard)
“Assisi è un’altra di queste città a forma di piramide, che s’innalzano con strati di case di bruno biancastro, fino a culminare in una cupola o in un lungo, loggiato di archi” (Wolfe)
Varie citazioni sono riferite anche al Monte Subasio:
“il Subasio si alza dalla grande vallata Umbra come un’isola in mezzo al mare” (A Trollope, A lenten journey in Umbria and the Marches).
Hawthorne descrive anche la città di Trevi:
“La città di Trevi sembrava coprire completamente la sommità di un colle alto e appuntito, dalla sua cima piramidale alla base. Una situazione stranissima per costruire una città, che i cavalli non possano scalare, e da cui gli abitanti non possano pensare di scendere al mondo di sotto, dopo che la vecchiaia abbia cominciato a indurirgli le giunture. Guardando indietro a questa, la più pittoresca delle città, visi che la parte più alta della collina era coperta da una corona di edifici, che culminavano con un campanile, mentre versi sud e ovest una cateratta di case colava giù per la china. Parevano esserci palazzi , chiese, tutto ciò che una città dovrebbe avere… Suppongo che la sommità del colle sia consolidata artificialmente, per non farla franare giù“
Ecco come Hawthorne descrive poi la città di Perugia:
“Perugia ci apparve in alto, come la più pittoresca delle città; e più salivamo, più la vista si apriva di fronte a noi, quando ci voltavamo a guardare il percorso fatto e vedevamo l’ampia vallata che scendeva e risaliva, circondata in lontananza dalle montagne, addormentata nel sole e nell’ombra. Né la parole, né il pennello possono dare un’idea della scena.”
Lo stesso Davies dà una sensazione particolare delle sua atmosfere:
”Che panorama! La lunga valle sinuosa che avevamo attraversato si stendeva davanti a noi come una mappa. Rocce, boschetti, paesi, campi, fattorie… un mondo in miniatura. Una morbida foschia azzurra ricopriva il panorama”.
In generale molti autori descrivono l’Umbria:
“Perché è un tale mistura di pianure in fiore di fiumi scintillanti e di moltitudine di montagne ondeggianti vagamente punteggiate di città grigio pallido, che, messo dove sei, cioè più o meno nel centro dell’Italia, riesci quasi a spaziare su tutta la penisola. Oltre al Tevere vedi quasi Roma; oltre Assisi, Spello, Foligno e Spoleto, tutte appollaiate sulle loro rispettive alture e scintillanti nella foschia violetta. A nord, a est, a ovest vedi centinaia di variazioni della prospettiva (H. James)
Alla conferenza ha fatto seguito la visita alla mostra di carte geografiche d’epoca (collazione Giorgi-Cicioni) e di alcuni dei libri di viaggio citati dalla relatrice.